ROMA - In occasione della Giornata mondiale contro la pena di morte, Amnesty International chiede a Corea del Sud, India e Taiwan di adeguarsi alla tendenza mondiale e di adottare immediatamente una moratoria sulla pena di morte. In Asia, si legge in una nota dell'organizzazione, ogni anno sono messe a morte più persone che in ogni altra parte del mondo. Le condanne a morte eseguite in Cina, Iran, Arabia Saudita, Pakistan e Usa rappresentano l'88% delle 1252 esecuzioni documentate nel 2007.
Nell'area Asia-Pacifico, 14 paesi ancora eseguono condanne a morte, mentre 27 Paesi hanno abolito la pena di morte per legge o nella pratica. "In numerosi Paesi dell'Asia, la pena capitale continua a essere inflitta per una vasta serie di reati e i prigionieri vengono messi a morte spesso a seguito di processi iniqui.", ha detto Irene Khan, Segretaria generale di Amnesty International, che ha però sottolineato come nel continente - e in particolare in Corea del Sud, India e Taiwan - ci sia "terreno per la speranza ed esiste la concreta possibilità di un cambiamento".
In Corea del Sud, per esempio, le ultime esecuzioni risalgono al mese di dicembre del 1997, e nel 2007 le sentenze capitali furono commutate in ergastolo: tuttavia, segnala Amnesty, sono ancora 58 le persone rinchiuse nel braccio della morte. L'India non esegue condanne a morte dal 2004, ma nel 2007 sono state comminate almeno 100 sentenze capitali. Taiwan infine non esegue condanne a morte dal dicembre 2005: quest'anno però, conclude la nota, due persone sono state condannate alla pena capitale, portando così a 30 il numero dei prigionieri nel braccio della morte.
Fonte: Ansa - 2008-10-10 18:22