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mercoledì 14 ottobre 2009

"Meno inquini più ti premio" la svolta verde delle Ferrovie. Sui treni partiranno le "millemiglia" ecologiche. Dal prossimo anno 2,5 milioni di tonnellate di gas serra in meno ogni dodici mesi di ETTORE LIVINI


MILANO - Prima la Frecciarossa, ora i biglietti verdi. Dopo il successo dell'alta velocità - che sulla Milano-Roma ha ormai conquistato il 50% del mercato - le Ferrovie dello Stato provano a strappare altri passeggeri ad aereo e auto giocando il jolly del viaggio ecologico.Tutti i tagliandi d'accesso sui treni italiani, compresi quelli emessi online, riporteranno in tempi brevi - oltre a tratta, classe e prezzo - anche il bilancio ambientale del percorso: vale a dire i numeri che quantificano quante emissioni (in kg. di CO2) e consumi energetici (in grammi di petrolio equivalenti) si sono evitati rispetto all'uso sullo stesso percorso di auto ed aereo.Non solo: ogni passeggero avrà una sorta di tessera personale su cui, viaggio dopo viaggio, verranno contabilizzati l'anidride carbonica e il gasolio "risparmiati". Una sorta di Mille miglia su rotaia che - come la cugina dei cieli - accumulerà questi "punti verdi" facendo scattare un articolato meccanismo di premi. L'elenco, ancora allo studio, dovrebbero comprendere biglietti gratuiti, sconti e "upgrading" di classe. E più avanti, se si riusciranno a superare gli scogli tecnici, persino la possibilità di detrarre fiscalmente parte delle spese di viaggio.La sfida del treno ad aereo ed auto, perlomeno sul fronte ecologico, non ha storia. Per ogni passeggero/chilometro - l'unità di misura su cui si calcola il bilancio ambientale di un mezzo di trasporto - scegliendo i convogli delle Fs si producono 44 grammi di CO2 contro i 118 dell'auto, i 140 dell'aereo e i 158 del camion. Stesso discorso sul fronte del risparmio energetico. Utilizzando la strada ferrata si consuma il 91% in meno rispetto al volo, il 77% in meno dei camion e il 68% di una vettura.L'avvento degli eco-biglietti Fs e delle loro promozioni ha l'obiettivo commerciale di consolidare il lento ma costante recupero di quote di mercato del treno nel nostro paese. Un fenomeno che ha già garantito, cifre alla mano, benefici importanti: nel 2008, sui convogli Trenitalia sono saliti 100mila pendolari in più al giorno. Un aumento del 6% che si traduce nel risparmio di 65mila viaggi al dì in auto, con 27mila tonnellate in meno di anidride carbonica scaricate in aria. I 1.600 passeggeri al giorno che sono passati dalla navetta Roma-Milano di Alitalia-Air One all'alta velocità dal lancio della Frecciarossa garantiranno a fine 2008 (magari senza rendersene conto) un risparmio di altre 30mila tonnellate.

E quando a dicembre 2009 entrerà in esercizio il treno superveloce Torino-Milano-Roma-Salerno, l'intero sistema dei trasporti italiano dovrebbe produrre - secondo la stima delle Fs - 2,5 milioni di tonnellate di CO2 in meno ogni dodici mesi.La scommessa ecologica della società guidata da Mauro Moretti rientra in un piano continentale per la riduzione dell'effetto-serra che giocherà molte delle sue possibilità di successo proprio sul taglio drastico delle emissioni nel settore dei trasporti, aumentate del 27% tra 1990 e 2006 mentre quasi tutto il resto dell'industria riusciva a tagliarle. Oggi auto, camion, aerei e treni contano circa per il 20% del totale di anidride carbonica scaricato nei cieli europei. E L'Agenzia ambientale di Bruxelles prevede che, ai trend attuali, l'inquinamento prodotto dal sistema della mobilità sarà superiore nel 2050 a quello di tutti gli altri comparti industriali messi assieme.Fonte: La Repubblica.it

San Donato - Il progetto, all’esame del consiglio, prevede la chiusura della strada che da viale De Gasperi conduce a piazza Vanoni. Una barriera verde attorno ai palazzi Eni. La fascia costituirà una protezione naturale all’intero complesso.


Il nuovo “Patto per San Donato sicura” che verrà stretto tra Eni e comune di San Donato, passerà dalla chiusura al traffico della strada che da viale De Gasperi conduce a piazza Vanoni. La bozza dell’accordo prevede che nei prossimi trent’anni quel segmento viario, che appartiene da sempre all’assetto viabilistico del territorio, rimanga chiuso alla circolazione di auto e pedoni. In cambio l’Eni si impegna a realizzare una nuova rotatoria tra la via Emilia e viale De Gasperi, che si specchierà, entro sei mesi dalla stipula del contratto, nella proposta progettuale dell’azienda, che sarà anche corredata da una tabella di marcia dei lavori. In ogni caso il piano varato dal colosso petrolifero, che sulla carta dovrebbe produrre vantaggi anche in termini di sicurezza per la città, sarà posto sul banco del dibattito nel corso del consiglio comunale convocato per domani sera. La nuova strategia posta sul tappeto politico prevede altresì la recinzione, attraverso una siepe, di tutto il perimetro del comparto dei palazzi di vetro che si estende su un’area di 54mila metri quadrati.
I benefici che possono derivare da questi inediti sbarramenti in termini di sicurezza per la città, sono sintetizzati in alcuni passaggi del testo in cui sono descritte le misure che verranno intraprese per tutelare l’area che ospita i grattacieli storici di San Donato. «Il sistema integrato di sicurezza – si legge -, sarà costituito da una maggior presenza sul perimetro delle sedi Eni di San Donato di pattuglie automontate di istituti di vigilanza privata, che in costante collegamento radio con le forze dell’ordine garantiranno un pattugliamento nelle aree esterne alle predette sedi con evidenti vantaggi in termini di controllo del territorio, prevenzione dei crimini e deterrenza». Ma se viene annunciato un potenziamento dei vigilantes in circolazione, arriva anche conferma che ai 70 dispositivi elettronici installati nei pressi dei palazzi uffici, se ne aggiungeranno di nuovi, accompagnati da opportuna illuminazione, al fine di eliminare le zone d’ombra. È stato fatto cenno infatti ad una rete di nuove telecamere, collocate nelle zone più critiche a spese di Eni servizi, i cui filmati saranno poi messi a disposizione dei carabinieri. Si aggiunge infine l’aspetto viabilistico, con nuove regole che impediranno l’accesso di estranei all’interno del quartiere per colletti bianchi che sorge tra viale De Gasperi e la via Emilia. Particolare attenzione sarà posta agli ingressi che conducono all’interno del comparto, con un sistema di controllo presso “i varchi carrabili e pedonali”. La politica locale si trà così a dibattere su una pagina che in nome del contrasto alla criminalità interromperà una tradizione fatta di spazi aperti, che vede il mondo del terziario inserito all’interno del tessuto sociale e urbano di questo tratto di hinterland.Fonte: Il Cittadino

martedì 6 ottobre 2009

Canale navigabile, c’è il nuovo tracciato

Il progetto del canale navigabile torna a far parlare di sé e questa volta, cartina alla mano, persino con un nuovo tragitto su cui far scivolare le merci. Nella giornata di ieri, i “big” che vorrebbero collegare via acqua Cremona e Milano si sono dati appuntamento direttamente sul posto: il presidente della Provincia di Lodi, Pietro Foroni, ha infatti incontrato il leader della Lega nord nonché ministro delle Riforme Umberto Bossi, il sottosegretario Roberto Castelli, il presidente della Regione Lombardia Roberto Formigoni, gli assessori regionali Davide Boni e Raffaele Cattaneo, l’ex ministro alle infrastrutture Lunardi. All’appuntamento erano presenti anche il presidente della provincia di Cremona Massimiliano Salini e i vertici dell’Aipo.Il nome ufficiale del progetto è “Canale navigabile Cremona-Milano”: una volta giunti a Truccazzano, sfruttando il canale Muzza, si proseguirebbe attraverso la Martesana fino a raggiungere la metropoli. Poi, grazie al Naviglio Pavese, il tragitto toccherebbe il Ticino, per rimettersi infine nel Po. Per quanto riguarda il Lodigiano, al vaglio ci sono due possibilità, una delle quali prevederebbe un passaggio nel comune di Maleo, con la realizzazione di un “Canale ponte”. In ogni caso, il percorso proseguirebbe seguendo Turano, Bertonico, Muzza Sant’Angelo, Tavazzano e Quartiano. Un investimento che va dagli 850 ai 911 milioni.La nutrita delegazione che ieri ha scorrazzato su e giù per il tragitto guardando le mappe ha cercato di mettere a fuoco la fattibilità del progetto. «L’opera più concreta e di prossima realizzazione dovrebbe essere la regimazione del Po, per rendere navigabile il tratto Cremona-Foce Mincio - spiega l’ingegner Luigi Mille dell’Aipo -, opera propedeutica alla successiva manutenzione straordinaria del canale esistente Pizzighettone-Cremona, per un costo di 2 milioni e mezzo di euro». Successivamente, si passerà al vero e proprio canale navigabile: gli attuali 14 chilometri dovrebbero essere moltiplicati attraverso un’opera di nuova realizzazione, sfruttando il canale Muzza nella parte finale. Il nuovo canale navigabile terminerebbe così a Truccazzano, in provincia di Milano. A Truccazzano, infine, verrebbe costruito un interscambio modale, con la presenza della ferrovia e con il passaggio in prossimità della tangenziale Est Esterna di Milano.Palazzo San Cristoforo guarda con interesse al “sogno” del canale navigabile, un progetto sostenuto da sempre proprio dal Senatur. «Stiamo parlando di un’opera futuribile - spiega Foroni - che darebbe un grande rilancio economico alla zona padana, oltre ad alleviare le problematiche di trasporto che oggi appesantiscono le strade e le autostrade. Anche gli sviluppi turistici sarebbero dunque notevoli, considerato che queste vie d’acqua lambirebbero zone di grande pregio ambientale, come il Parco Adda ed il Parco Ticino».I lavori potrebbero iniziare nel 2012 e la via d’acqua potrebbe davvero sviluppare il turismo: è previsto l’impiego di motonavi passeggeri e di “house boat” da noleggiare, come da anni si fa in Francia o in Olanda. Lungo il tracciato potrebbero nascere porti turistici e zone ricreative.Fonte: Il Cittadino

giovedì 1 ottobre 2009

San Rocco al Porto - Lavori anche di notte per il ponte di barche: il pericolo è la pioggia

Si lavora di giorno e di notte nella golena del Po, sabato e domenica compresi, per ripristinare il collegamento tra Lodigiano e Piacentino. I tempi però restano stretti, e per il debutto del ponte galleggiante si profila ormai un ritardo, seppure contenuto.Lasciata la rotatoria dell’Auchan e raggiunta l’area golenale tramite la strada che conduce al parco commerciale San Sisto, ci si può accorgere di quanto fervono le attività di cantiere messe in piedi da Anas.Nel bosco tra il ponte ferroviario e quello crollato si apre un tracciato ben visibile, oggi ancora in terra battuta, già compressa. È la strada di raccordo tra la viabilità ordinaria e il prossimo ponte galleggiante provvisorio. Passando sotto il ponte ferroviario e accedendo all’area di cantiere vero e proprio, dentro è tutto un via vai di mezzi meccanici, camion e ruspe, operai e tecnici. Sulla riva si sta realizzando la struttura d’ancoraggio a cui saranno legati i pontoni, delle grandi zattere galleggianti che costituiranno l’elemento galleggiante su cui passeranno auto, moto, mezzi di soccorso e autobus. I pontoni sono preparati altrove, nei cantieri della Cimolai, l’azienda di Pordenone che in associazione temporanea d’impresa con la Solidus di Roma ha vinto la gara. Quando le strutture d’ancoraggio saranno pronte, i pontoni saranno portati qui per l’assemblaggio finale. Le zattere copriranno i 92 metri del braccio di fiume tra la sponda lodigiana e l’isolotto Maggi, e poi gli altri 185 metri di Po che separano l’isolotto Maggi dalla sponda piacentina.Per congiungere la sponda lodigiana con l’isolotto è stata realizzata con terra di riporto una strada di cantiere, ma poi sarà spazzata via per consentire il normale deflusso delle acque del Po. Una volta in funzione il ponte provvisorio, centraline automatizzate trasmetteranno in tempo reale alle autorità competenti tutti i dati relativi alla portata del fiume, e la struttura galleggiante all’occorrenza, potrà essere aperta o smontata per il passaggio di eventuali piene. Oggi, sull’isolotto Maggi si svolgono i lavori di palificazione per l’attracco dei pontoni, in pratica la base per la struttura a cassoni di cemento armato per l’ancoraggio delle strutture mobili. Incaricata in subappalto di tutti questi lavori edili e stradali è la ditta Maserati Srl di Sarmato, in provincia di Piacenza.Finora si lavora al tracciato della strada di raccordo, al primo punto d’ancoraggio su sponda lodigiana e alla base per il secondo ancoraggio sull’isolotto Maggi. Insomma, non si è nemmeno a metà dell’opera, e per questo l’obiettivo di mettere in funzione il ponte galleggiante per il 17 ottobre sembra sfumato.«Si è perso qualche giorno per le piogge, e si stanno facendo le corse per recuperare quel tempo, lavorando anche nei fine settimana - assicura il sindaco di San Rocco al Porto Giuseppe Ravera, in quotidiano contatto sul cantiere con i tecnici -. Se non entrerà in funzione il 17, sarà il 24 o il 25, ma non si può imputare il ritardo a nessuno, né ad Anas né alle ditte che lavorano, perché tutti si stanno adoperando con il massimo sforzo. Piuttosto temo le piogge previste per la settimana prossima, che rallenterebbero ancora i lavori». Intanto, a poche decine di metri dal cantiere per il ponte galleggiante, la ditta Despe di Bergamo lavora a tutto spiano, giorno e notte, per l’abbattimento del ponte Anas crollato il 30 aprile. La parte lodigiana è già stata sventrata, e rimangono in piedi solo le strutture in cemento, destinate a essere abbattute.E proprio sulla demolizione delle pile, decisa il primo luglio scorso con l’ok della Provincia di Lodi e della Soprintendenza lombarda, ha preso posizione ieri la sezione di Lodi di Italia Nostra. «Nella complessa genesi dell’opera, iniziata nel 1906 e inaugurata nel 1908 da Vittorio Emanuele III, cui il ponte è intitolato, il lato lodigiano rappresenta la parte di maggior pregio artistico - si legge in una nota -. Si tratta di un’alternanza di pile snelle, costituite da elegantissimi pilastrini montati su basamento e pile tozze: un bell’esempio di struttura liberty, che sarebbe davvero un peccato veder sostituita da banalissime pile anonime. Ci lascia perplessi la decisione di rimuovere tutto l’impalcato salvaguardando le pile della sponda piacentina e quelle in alveo, sacrificando invece quelle della sponda lodigiana. Auspichiamo un ripensamento da parte dell’ente Anas proprio per quanto riguarda il versante lodigiano, soprattutto alla luce del fatto che i piloni non hanno subito alcun danneggiamento».Fonte: Il Cittadino

sabato 12 settembre 2009

Corno Giovine - La natura della Bassa conquista i tedeschi

Sinuoso e di una vastità che soltanto lo sguardo può per intero comprendere: il tratto di Po che blandamente accarezza i Morti della Porchera, in comune di Corno Giovine, ha disarmato le macchine fotografiche e irretito invece gli occhi curiosi del gruppo di 50 turisti provenienti da Costanza, città nel sud della Germania, invitati nella Bassa dall’assessore comunale di Lodi Giuliana Cominetti e dal sindaco di Corno Giovine Paolo Belloni. «Fra Costanza e Lodi esiste un gemellaggio che va avanti dal 1986 e ha radici lontane - ha affermato l’assessore Cominetti -, ogni anno è pertanto un piacere averli nostri ospiti e guidarli alla scoperta della città e dei suoi dintorni». Che i teutonici hanno così imparato ad amare percorrendone le vie lastricate e i vicoli, facendo visita ai palazzi e musei, persino prendendo parte a momenti pulsanti della vita cittadina quali la lunga notte del Palio da poco conclusa. Mancava, nel loro carnet di viaggio, lo spingersi fin dentro la natura della Bassa, e a questo è valsa la tappa, sabato, ai Morti della Porchera: la stretta di mano tra il sindaco Belloni e quello di Costanza Kurt Werner a sancire «il legame tra due borgomastri, l’uno di fiume e l’altro di lago» - come suggerito simpaticamente dall’assessore Cominetti -, quindi la gradita merenda allo chalet sul fiume e lo scambio di impressioni sull’amenità del luogo. Poi tutti a bordo de “Il Crucifiss” per una gita in barca guidati da Beppe Boriani, navigatore dell’Associazione Barcaioli e Lavandaie di Lodi: gli ultimi scatti prima di distendere lo sguardo sull’orizzonte immenso e poi via.Fonte: Il Cittadino

mercoledì 2 settembre 2009

San Rocco al Porto «La burocrazia rallenta il nuovo ponte»

«Per le lungaggini relative alla ricostruzione del ponte sul Po non ci sono colpe imputabili ad Anas, ma è indubbio che se fosse stato nominato commissario il presidente della Provincia di Lodi o quello di Piacenza, insomma un uomo del territorio, eletto nel territorio, le procedure sarebbero state più celeri». È il presidente della Provincia di Lodi Pietro Foroni a mettere sotto accusa l’impianto normativo e la procedura burocratica necessarie per arrivare alla realizzazione del nuovo ponte sul Po. «In uno stato d’emergenza come quello che viviamo, l’iter burocratico, per quanto accelerato, si rivela un intoppo e di questo abbiamo messo al corrente anche i parlamentari del territorio - prosegue Foroni -. Anas sta facendo tutto nel modo più veloce possibile e nel rispetto della normativa, ma a oggi non vediamo ancora l’inizio dei lavori, e l’iter burocratico ci ha fatto perdere almeno un mese tra gara, appalto e contratti. Maggiori responsabilità a chi deve rendere conto agli elettori sul territorio e procedure d’urgenza più snelle sarebbero gli unici rimedi possibili». A questo punto, però, l’amministrazione provinciale non può fare molto. «Ho rassicurazioni sul fatto che per metà ottobre o poco dopo il ponte galleggiante sia in funzione, ma continuiamo a spronare Anas perché si lavori sul ponte crollato quanto prima - conclude il presidente -. Nei giorni scorsi ho chiesto e ricevuto un dossier sulla situazione, e domani (oggi per chi legge, ndr) avrò un contatto telefonico con i vertici regionali di Anas proprio per chiarire a che punto è tutto l’iter». E intanto, se sul fronte del ponte galleggiante ancora nulla si muove e si attende la bonifica bellica preliminare, ieri sono comparse sul moncone del ponte crollato il 30 aprile scorso delle gru e delle attrezzature della società Despe - Demolizioni speciali, la stessa che si occupò della demolizione della torre della centrale di Tavazzano l’anno passato. Anas fa sapere che l’iter progettuale si è già formalmente concluso e che però i lavori non sono ancora ufficialmente consegnati: il cantiere sarà aperto solo al termine della bonifica bellica, tuttavia «l’impresa, che ha precedentemente preso contatti con l’Anas, ha portato sul posto materiali e macchinari in maniera tale da avviare i lavori immediatamente dopo la consegna». All’impresa spetterà il compito di demolire le arcate metalliche del ponte, comprese quelle storiche. Intanto, la società Edilstrade di Corteolona si sta occupando delle operazioni preliminari all’apertura del cantiere, con la pulizia delle sponde del fiume in prossimità dell’area dei lavori, proprio sotto il crollo. Da ieri, infine, la provincia ha attivato sul suo sito Internet all’indirizzo www.provincia.lodi.it un link che consente di accedere a diverse sezioni in cui gli utenti potranno avere tutte informazioni sulla viabilità alternativa, i pedaggi gratuiti, consultare la cronistoria, vedere le immagini, i progetti e sapere gli ultimi aggiornamenti relativi alla vicenda del ponte del Po.Fonte: Il Cittadino

Senna - L’Aipo riapre la golena del Po

Si è risolta con la riapertura delle barre e l’impegno ad un accordo scritto per la regolazione della sicurezza lungo l’argine, l’assemblea pubblica tenutasi ieri mattina a Senna fra i rappresentanti dell’amministrazione comunale, i tecnici Aipo e gli agricoltori dei terreni adiacenti il tratto golenale del Po. L’area per quattro giorni era rimasta chiusa al transito, all’altezza del podere Cantarana e in direzione Cà Tittini, in seguito al sigillo delle stanghe e alla posa di panettoni in cemento, disposti venerdì dall’Agenzia per il Po senza alcun preavviso. Finisce così l’incubo delle due cascine Isolone e Springalli, tagliate fuori dalle uniche vie di collegamento esterno: la campagna del mais in programma a giorni può tranquillamente partire e sono scongiurati tutti quei possibili “disagi collaterali” che l’improvvisa chiusura aveva fatto temere. A mettere d’accordo frontisti e Autorità di bacino, placando gli animi piuttosto accesi di proprietari e gestori dei fondi, sono riusciti il vicesindaco di Senna Luigi Serioli, in rappresentanza del primo cittadino Francesco Premoli assente per impegni di lavoro, l’assessore Francesco Riboldi, l’ingegnere Sara Mellone e il dottor Alessandro Morgese. «Non andremo via di qui se non dopo aver trovato una soluzione che accontenti tutti», l’esordio conciliante di Morgese, a cui Riboldi ha chiesto «le ragioni di un provvedimento che non ha in alcun modo tenuto conto delle richieste avanzate dall’amministrazione all’Aipo per un incontro prima che si procedesse alla chiusura». Ferie e qualche equivoco i motivi del mancato avviso addotti da Morgese, ragioni di sicurezza invece quelli alla base della chiusura: «L’argine è una pista di servizio, che vale a proteggere dalle piene - ha spiegato - è quindi importante sia fatta una costante manutenzione e rispettato il divieto di transito». Inaccettabile pertanto lo scorrimento indisturbato «non degli agricoltori, ma di automobili, motorini, persino pullman di linea. Negli anni - ha proseguito - sono stati posti cartelli e barre sempre ignorati, pertanto siamo intervenuti per porre fine a questo abuso abnorme e garantire condizioni di sicurezza». Che spetta ora alle parti mettere nero su bianco, coinvolgendo carabinieri e polizia locale: l’idea è infatti quella di disporre un monitoraggio costante dell’argine mediante controlli e blocchi delle forze dell’ordine, lasciando invece libero accesso a chi lì vive e lavora. I diritti dei proprietari e detentori di servitù andranno accertati così da non creare equivoci. Tutti soddisfatti insomma, come emerge dalle parole di Riboldi: «Abbiamo apprezzato la disponibilità di Aipo ad accogliere le istanze di un territorio che per le sue caratteristiche peculiari ha bisogno di soluzioni adeguate». Vale a dire il probabile posizionamento di due sole barre nei punti di entrata a Senna: zona motonave a Somaglia e verso il ponte del Lambro.Fonte: Il Cittadino

L’accesso in golena vietato per i lavori Aipo: a Senna ora monta la rabbia degli agricoltori

Due realtà abitative isolate, camion per il trasporto dei pomodori bloccati, migliaia di pertiche di golena rese inaccessibili. Sono sono alcune delle conseguenze, le più gravi, derivate dalla situazione inverosimile in cui da due giorni versano i residenti e frontisti della fascia golenale del Po, in comune di Senna. A tagliarli fuori dalle normali vie di accesso ai terreni di proprietà, alcuni si trovano all’interno altri al di fuori dell’argine maestro (gli operatori della cascina Springalli ad esempio possono raggiungere Senna solo passando in comune di Somaglia), è stata la decisione dell’Aipo. L’Agenzia interregionale per il Po infatti è intervenuta venerdì chiudendo senza preavviso le barre d’ostacolo ai mezzi non autorizzati, un divieto che però ha avuto la conseguenza di bloccare anche quanti storicamente abitano e lavorano qui, detentori di un vero e proprio diritto al transito. Gli stessi che le scorse settimane, allarmati dai lavori di improvvisa sostituzione delle vecchie stanghe - a quanto pare non più a norma se pur efficienti - sempre ad opera di Aipo, ne avevano immediatamente informato il sindaco Francesco Premoli, messosi in contatto con l’ente che lo avrebbe rassicurato sul fatto che la chiusura definitiva del passaggio sarebbe avvenuta soltanto in seguito ad un incontro tra le parti. Ciò che non è avvenuto, come testimoniano gli sviluppi degli ultimi giorni: le stanghe sono infatti state abbassate con la conseguenza, tra le tante, che camion carichi di legname pronti a partire ed altri impiegati nell’attività di smercio dei pomodori sono rimasti fermi al palo. Un vero caos, sbloccato in extremis dopo lunghe trattative intercorse fra il primo cittadino e alcuni tecnici Aipo, che ha riaperto solo in parte il percorso, mentre la tensione fra gli agricoltori è sempre più alle stelle. La raccolta del mais è infatti alle porte e le mietitrebbie, date le dimensioni, non possono passare se non dall’argine. E poi c’è la posta che non arriva e un’altra inquietante presenza: panettoni di cemento posti al centro della carreggiata a impedire il transito non solo dei frontisti ma anche dei mezzi di soccorso e della protezione civile in un’area sempre sotto controllo per le piene del grande fiume. Uno scenario che assieme alla rabbia fa crescere la paura, come spiega il consigliere Francesco Riboldi: «Che succederebbe se qualcuno ad esempio dovesse sentirsi male?». Riguardo alla posizione degli agricoltori, Riboldi incalza: «L’arroganza e scarsa conoscenza delle realtà locali di un ente pubblico rischia di creare inutili disordini». A quanto pare uno spiraglio potrebbe aprirsi nella giornata di oggi, quando «un tecnico Aipo, contattato dopo innumerevoli tentativi di trovare qualcuno disposto a rispondere, ha detto che verrà a Senna per riferire quanto l’ente sta facendo nel tratto di argine che attraversa il nostro territorio», dichiara il sindaco Premoli.Fonte: Il Cittadino

martedì 21 luglio 2009

San Colombano - Nuovi punti di osservazione per contare i rapaci lodigiani

Il campo rapaci banino alla sua quinta edizione diventa grande e si fa in quattro: al tradizionale campo della collina di San Colombano si affiancano quest’anno altri tre punti d’osservazione. Lo scopo dell’ampliamento dell’osservazione, reso possibile dal contributo pubblico delle province di Milano, Lodi e Pavia, è quello di capire se il numero di rapaci in migrazione registrato l’anno scorso, quasi 1.300, sia soltanto una parte minima di un movimento migratorio più complesso, una vera e propria rotta attraverso la pianura Padana, oppure se si tratti di un gruppo marginale, per quanto numeroso, staccatosi dalle altre rotte tradizionali conosciute.«Non sappiamo cosa aspettarci - dice Marco Siliprandi del Gruppo ricerche ornitologiche lodigiano -. Potremmo riconfermare i numeri degli anni precedenti oppure trovarci di fronte a una novità di grande rilevanza, come una nuova rotta migratoria».I quattro campi saranno allestiti a una distanza l’uno dall’altro di circa sette chilometri, la distanza massima a cui è stato possibile seguire un avvistamento di rapace. In questo modo, di sette chilometri in sette chilometri si copre una direttrice di quasi trenta. Il campo lodigiano sarà fissato a Pieve o Sant’Angelo (sul tetto dell’ospedale Delmati), poi ci sarà il campo tradizionale della collina di San Colombano, un punto d’osservazione sull’argine del Po di fronte alla centrale di Castel San Giovanni e uno all’imbocco della Val Tidone, a Boffalora Piacentina. I quattro campi saranno attivi dal 21 fino al 31 agosto, nel periodo in cui gli anni passati si sono registrati i flussi più consistenti. Dal primo settembre, l’osservazione proseguirà nel solo campo di San Colombano.Soprattutto per il periodo d’osservazione ampliato, Picchio verde e Gruppo ricerche ornitologiche lodigiano, organizzatori dell’iniziativa, cercano volontari anche a rimborso spese.«Per ogni punto d’osservazione sono necessari almeno due volontari, quindi otto ogni giorno: non è semplice trovare tante risorse, anche se quest’anno, grazie al finanziamento delle province, possiamo assegnare un piccolo rimborso spese, giusto in grado di coprire il costo della benzina e di un panino - spiega Silprandi -. Chiunque può fare l’osservatore volontario, perché sarà affiancato ad un esperto in grado di capire se si tratta di rapaci o di altri uccelli. Per il momento si sono fatti avanti due o tre persone oltre ai soliti volontari degli altri anni, ma speriamo di trovare ancora qualche interessato».Alle risorse stanziate dalle province di Milano, Lodi e Pavia, rispettivamente 1000, 800 e 500 euro, la provincia di Piacenza si affianca con la disponibilità di una guardia forestale, prestata al campo per i 10 giorni d’osservazione. Fonte: Il Cittadino

domenica 19 luglio 2009

Senna - Un maxi parco lungo la “valle del Po”

Coinvolto anche il comune di Somaglia. Il presidente provinciale Foroni: «Siamo favorevoli alla proposta».Al vaglio della Regione un progetto di valorizzazione della Bassa.

Sul progetto ci sono solo pochissimi dettagli, ma Regione Lombardia sta studiando la possibilità di creare un maxi parco nella “valle del Po”. Un progetto che, naturalmente, coinvolgerebbe anche il territorio lodigiano: i comuni di Senna e Somaglia sono destinati a diventare due dei protagonisti della super area verde.L’ipotesi ha fatto capolino nel corso della settimana, quando le due amministrazioni, insieme alla Provincia di Lodi, si sono date appuntamento al Pirellone per discutere la questione del vincolo paesistico. Nel corso dell’incontro, che ha dato l’ok alla tutela e alla valorizzazione della zona situata lungo il fiume, il funzionario regionale ha lasciato intravedere una nuova prospettiva. «Proprio nel corso della riunione - afferma Pietro Foroni, presidente di palazzo San Cristoforo - la Regione ha messo in campo questa prospettiva, anche se poi la questione non è stata approfondita. In ogni caso, è una proposta che ci vede assolutamente favorevoli».Anche i sindaci di Senna e Somaglia hanno accolto l’idea con un certo entusiasmo, anche perchè il parco spazzerebbe via una volta per tutte l’incubo della discarica che Cre vorrebbe costruire a cava Bellaguarda. «L’area verde sarebbe molto vasta - dice Pier Giuseppe Medaglia, primo cittadino Somaglia -, una possibilità per noi auspicabile. La nostra iniziativa, la richiesta cioè di un vincolo paesistico, va proprio in questa direzione». Il comune di Somaglia ha consegnato al Pirellone una documentazione relativa ai beni archeologici della zona, sembra che siano stati ritrovati alcuni oggetti di interesse storico, dalle monete al vasellame. Al momento, però, la Sovrintendenza sta verificando il materiale a disposizione.«Credo sia prematuro parlare di parco - sottolinea Francesco Premoli, sindaco di Senna -, non è la prima volta che si affronta la questione, l’ipotesi era in campo già da qualche anno. Ad ogni modo, meglio il parco che la discarica».Nella giornata di oggi, il presidente Foroni, accompagnato dall’assessore all’ambiente Elena Maiocchi e dall’assessore all’urbanistica Nancy Capezzera, sarà a Senna per visitare l’ostello sulla Via Francigena. La delegazione navigherà sul Po partendo da Corte Sant’Andrea fino alla Località Morti della Porchera. Si tratta di una “ricognizione” organizzata per capire le potenzialità della zona. Nei prossimi mesi, infatti, l’amministrazione provinciale partirà con una serie di iniziative per promuovere il territorio. «Il progetto è ambizioso - afferma l’assessore Capezzera, che ha partecipato alla discussione al Pirellone -, non si tratta solo di una valorizzazione naturalistica, ma anche turistica. È giusto imparare a vivere il fiume in modo diverso, abbiamo il dovere di conservare e proteggere queste aree per il futuro». Fonte: Il Cittadino

giovedì 16 luglio 2009

Crociera sull’Adda con ospiti speciali: «Dobbiamo valorizzare il nostro fiume»

E galeotto fu il fiume. Se produrrà nei prossimi mesi intese o azioni congiunte tra i 24 comuni lodigiani del Consorzio Navigare Adda, provincia di Lodi e Parco Adda Sud è prematuro pronosticare adesso, ma certo è che la crociera lungo Adda, ieri, dei rappresentanti le contrade rivaiole, del presidente di palazzo San Cristoforo Pietro Foroni e di Silverio Gori, presidente del Parco e promotore dell’iniziativa, ha sin d’ora sortito quel che si prefiggeva: un patto tanto informale quanto serio su questioni importanti per la salvaguardia e promozione di quei 60 chilometri lineari di territorio che da Comazzo si estende fino a Castelnuovo. Tolta la cravatta, sindaci e assessori hanno infatti piacevolmente conversato a bordo della motonave Mattei, in scivolamento morbido da Pizzighettone all’imbarcadero della tenuta Boscone, i nuovi eletti scambiandosi reciproche rimostranze ripulite dei più consunti cerimoniali. Salpato a suon di tromba, il centenario gioiello Mattei che solo il restauro compiuto quattro anni fa dal Consorzio ha sottratto all’oblio dei reduci di guerra, ha traghettato gli ospiti all’appuntamento delle 19.30 con Antonio Biancardi, il figlio Giovanni e la moglie Luna, proprietari dell’oasi Boscone e orchestrali della cena di gala offerta nel rustico all’aperto del ristorante Cascina Isolone. Un cammeo di assaggi agrodolci e delicatezze della tradizione lodigiana servito al termine del momento clou, la consegna da parte di Gori a tutti e 25 i partecipanti della bandiera del parco. «Auguro ai veterani e nuovi entrati nella pubblica amministrazione un buon lavoro - ha esordito Gori -, il nuovo cda ha intenzione di ricercare con voi un dialogo e scambio di idee costante, perché il compito di tutela delle fasce boscate proprio del parco si coniughi alla valorizzazione dell’agricoltura, morte e mortizze di pregio presenti al suo interno». A esemplificare l’opportunità di un incontro tra le parti Gori ha quindi menzionato la revisione del Piano territoriale del 2005 «resa meno restrittiva ed ora da sottoporre ai comuni», quella dei Sic, Siti di interesse comunitario «a fatica quasi conclusa», la necessità di fare sistema per completare la ciclabile che da Rivolta d’Adda arriva sino a Lodi. D’accordo con lui il vicesindaco del capoluogo lombardo Mario Cremonesi, che ha esortato i colleghi ad avere «il coraggio di volare alto progettando un ambiente migliore per i nostri figli», e dal presidente Foroni: «come amministrazione provinciale lavoreremo per armonizzare tutela e valorizzazione del territorio nella sua interezza, i due fiumi Adda e Po, ma anche realtà come il marchio Lodigiano Terra Buona e la Strada dei Vini». L’obiettivo, puntare sulla riscoperta di un territorio che annovera «riserve tra le più belle di Lombardia», nelle parole di Biancardi. Fonte: Il Cittadino

sabato 11 luglio 2009

Un patto per salvaguardare la golena del Po

Dovrebbe contribuire a frenare il progetto della discarica di Bellaguarda al quale i due comuni si sono sempre opposti.Somaglia e Senna chiedono il vincolo paesistico sulla zona rivierasca.

Doppia approvazione della richiesta di vincolo paesistico sulla fascia golenale “Fiume Po” da parte dei consigli comunali di Senna Lodigiana e Somaglia. E si va avanti. Il pronunciamento richiesto alle compagini amministrative dai sindaci Pier Giuseppe Medaglia e Francesco Premoli nelle sedute indette in via straordinaria ieri e giovedì sera serve infatti ad imprimere la forza dell’investitura ufficiale al solo protocollo capace di frenare «il progetto folle della discarica di Bellaguarda che giusto due anni fa arrivò sul nostro tavolo come un fulmine a ciel sereno e contro cui ci battiamo senza soste da parecchi mesi». Un cavallo di Troia che dentro all’intesa stipulata dai due comuni per la salvaguardia e il rilancio del tratto rivierasco che dalla zona del Gargatano in quel di Somaglia arriva fino a Corte Sant’Andrea, in territorio sennese, nasconde il solo stratagemma in grado di smontare la «rimessa in gioco» del progetto di impianto di smaltimento e recupero dei rifiuti a Bellaguarda. Dopo il primo tentato dalla ditta di Arcore Cre e respinto in conferenza dei servizi sulla base dei motivi escludenti sanciti dalla legge Galasso, il secondo risulta infatti di più difficile bocciatura perché studiato apposta per baipassare la barriera normativa con un malizioso accorgimento: la riduzione delle tre vasche originarie ad una di 1 milione e 500 mila metri cubi unitamente all’eliminazione di quella contenente putrescibili. Non sparisce il materiale organico però, fonte in stato di putrefazione di biogas e odori molesti. Da qui l’“alleanza” tra Senna e Somaglia per sostenere la procedura già avviata dal Pirellone e che è ora in attesa del responso definitivo di regione Lombardia. Sottolineare l’unicità della bellezza di questo tratto di Lodigiano, del resto, non è mai tempo perso. Troppo spesso chi vive in queste zone ne sottovaluta fascino e potenzialità. Tra canali e rogge, tra alberi monumentali e zone protette tutta questa fascia di Bassa è un vero gioiello. Da valorizzare e rilanciare, anche in ambito turistico. E da preservare da scempi ambientali incombenti. «Abbiamo condiviso con il consiglio l’istanza già presentata in Regione - così il sindaco di Somaglia Pier Giuseppe Medaglia -. Il vincolo paesistico è inteso come strumento per valorizzare proprio questa zona di golena del Po, ricca di bellezze naturalistiche e di paesaggio». Per quel che riguarda Somaglia, il vincolo ingloba anche Monticchie, riserva naturale di rilevanza comunitaria. «Questo nostro territorio di golena è davvero di unica bellezza - rimarca il sindaco di Senna Francesco Premoli -. Qui l’attività umana non ha snaturato l’ambiente: nostro l’impegno di darne ora tutela e valorizzazione». Tra le peculiarità in territorio di Senna, ecco il canale torrentizio della Guardalobbia e quello artificiale dell’Ancona, così come le zone di protezione riconosciute a livello europeo come quella del guado di Corte Sant’Andrea. Senza dimenticare i tre alberi monumentali sanciti in appositi censimenti: un pioppo bianco, un pioppo primula e un noce nero di attestata rarità. Fonte: Il Cittadino

giovedì 2 luglio 2009

San Rocco al Porto - Via libera definitivo per il ponte sul Po

Ieri la conferenza dei servizi: il viadotto pronto in 14 mesi, verranno abbattuti tre piloni dalla parte lodigiana.Intanto vengono confermati 16 avvisi di garanzia per il crollo.

Via libera al ponte dalla conferenza dei servizi. Confermate, intanto, le indiscrezioni rispetto ai 16 avvisi di garanzia arrivati ai funzionari Anas che si sono succeduti dal 1995 ad oggi. L’Anas ha fatto sapere di «avere piena fiducia nel lavoro della magistratura. Per quanto ci riguarda - continuano i vertici - proseguiamo nelle verifiche». Ieri, dopo una riunione di 3 ore, presso la prefettura di Piacenza, durante la quale non sono mancati momenti di scontro, si è dato l’ok al nuovo ponte, da realizzare con procedura d’urgenza. «Siamo soddisfatti - commenta il presidente della provincia Pietro Foroni -; i lavori dureranno 14 mesi e partiranno quando il ponte non sarà più sotto sequestro. Per quanto riguarda il manufatto provvisorio, invece, entro 10 giorni saranno esaminate le offerte e in 3 mesi sarà costruito. Tra settembre e ottobre potremo cominciare ad utilizzarlo. Sono soddisfatto per il lavoro che è stato fatto, anche dalla provincia che ha spinto per velocizzare le procedure. Ho apprezzato anche il forte impegno di Anas». Parole di soddisfazione sono arrivate dopo il vertice anche dall’assessore provinciale a viabilità e trasporti Nancy Capezzera: «Sono contenta, tutti hanno dato parere favorevole - commenta -; saranno abbattuti i tre piloni della parte lodigiana: erano troppo danneggiati e saranno ricostruiti con la stessa tipologia architettonica. Quelli nella parte piacentina, molto più numerosi, invece, saranno rinforzati e consolidati. Saranno costruiti altri piloni ai lati di ognuno di questi, a maggior sostegno. La soprintendenza poi dovrà decidere se rivestire i piloni con dei mattoni o altri materiali. La struttura sarà in acciaio, molto leggera, con una pista ciclabile a lato che collegherà Piacenza a San Rocco: un chilometro circa di tracciato, completamente illuminato e videosorvegliato. La manutenzione di quest’ultimo aspetto sarà in capo agli enti locali. Per l’opera serviranno 40 milioni, mentre per il ponte provvisorio ne basteranno 7. Abbiamo chiesto che venissero coinvolte per la struttura provvisoria, ditte locali per limitare il carico di traffico sulle strade e accorciare i tempi di realizzazione. La prossima settimana è previsto un altro incontro con la soprintendenza per definire i dettagli tecnici. Già così però, lo dico come architetto, mi sembra si tratta di un’ottima opera». Il sindaco di San Rocco Giuseppe Ravera, presente insieme a quello di Guardamiglio, si è detto contento: «Hanno firmato tutti - esclama -; ci mancava che non venisse approvata la procedura d’urgenza. Dovremo poi prendere visione del progetto esecutivo, ma ormai è fatta». Alla conferenza dei servizi, ha fatto sapere l’Anas con una nota, «sono stati raccolti i pareri favorevoli degli enti coinvolti, tra i quali le due regioni, le province, i comuni di San Rocco, Guardamiglio e Piacenza, la soprintendenza di Milano e delle province di Parma e Piacenza, Aipo e autorità di bacino. Tutti gli enti hanno manifestato parere positivo con l’accordo che si valutino di concerto, nei prossimi giorni, alcuni aspetti tecnici de tener presente in fase di progetto esecutivo, compresi gli aspetti di restauro conservativo dei manufatti da mantenere, le migliorie estetiche, tra cui la scelta sulle barriere metalliche di sicurezza, le barriere riflettenti e l’impianto di illuminazione del ponte. La soprintendenza per i beni architettonici e il paesaggio di Milano ha confermato il proprio parere favorevole, espresso già il 29 giugno, alla demolizione del viadotto di adduzione, lato Lodi e alla riedificazione secondo il progetto presentato dall’Anas nei giorni scorsi». Ieri sera, la soprintendente di Milano Silvana Garufi non è risultata raggiungibile telefonicamente, ma sono uscite alcune sue dichiarazioni on line. La dirigente ha detto che oggi si sarebbe dimessa, ammettendo il suo dissenso rispetto alla soluzione adottata per un manufatto del 1906, con oltre 103 anni di storia alle spalle. Il via libero definitivo al ponte, intanto, dovrebbe sbloccare anche le riserve di Auchan rispetto all’avvio dei contratti di solidarietà, scongiurando la prospettiva di mobilità per cento persone.
Fonte: Il Cittadino

lunedì 22 giugno 2009

Senna, iniziati i lavori sull’argine

Il sindaco plaude: rendere più salde le sponde è importante anche nel caso venga creata la discarica.Fondamentale la messa in sicurezza delle rive del Po.

Come a guardia e ladri. Con l’Aipo che erige una barriera ed il Po, impertinente, che l’aggira riprendendosi il vecchio corso, l’alveo naturale. Sono ripresi in questi giorni, dopo l’interruzione degli ultimi mesi, i lavori di messa in sicurezza della sponda lodigiana del fiume in territorio di Senna Lodigiana, a qualche centinaio di metri dalla cava che si vorrebbe destinare alla discarica. Un punto critico, in prossimità del quale la corrente dopo le ultime piene si è ingoiata fette di terra intere, e punta ora dritto verso l’argine. Erosa, insieme alla sponda, la sicurezza di chi in questo angolo di natura vive, in un dialogo rispettoso e però da sempre oscuro con il fiume. «Anni fa Aipo era intervenuta con un consolidamento analogo all’incirca 300 metri più a nord, muovendo in direzione Sant’Andrea - spiega il neo sindaco di Senna Francesco Premoli - le acque tuttavia hanno voltato le spalle alla barriera che è così andata persa. Sono oramai molto vicine all’argine maestro e non si può quindi fare a meno di intervenire qui». Vero. La cronaca racconta di un’opera per innalzare la sponda lato fiume risalente al passato ventennio, mai terminata causa l’esaurirsi dei fondi a disposizione. Avrebbe dovuto elevarsi di altri 500-600 metri. Non se ne fece più nulla. Nel frattempo accade che il Po scavalca l’ostacolo e il corso cambia, gioca a ping pong tra le due sponde andando a sbattere sulla piacentina e rimbalzando di qua, sulla lodigiana. É paura. Moltiplicata dalla sopravvenuta minaccia, allora ancora lontana, di piazzare un sito di stoccaggio niente meno che a 400 metri dall’argine indebolito. «Il rinforzo è di assoluta importanza a prescindere dall’ipotesi discarica, che naturalmente contrastiamo - aggiunge Premoli - in quel caso infatti una eventuale rottura trascinerebbe tutto il materiale a valle in direzione dei paesi rivieraschi: Somaglia, Guardamiglio, San Rocco al Porto. A generare il rischio è però sufficiente il fenomeno dei fontanazzi». Soddisfazione quindi per il riavvio dei lavori, consistenti nella posa di massi e di un manto protettivo detto geotessuto sia sul lato sponda che allo sbocco - risalendo di altri 300 metri - del canale Risarola. Ma anche per un altro risultato di recente raggiunto: l’asfaltatura della seconda strada di accesso alla frazione Guzzafame, attesa da anni. Vi ha provveduto, terminando i lavori soltanto la scorsa settimana, Aipo, in risposta alle pressioni esercitate negli ultimi anni dal sindaco Premoli: «In caso di maltempo il disagio nel percorrere quel tratto era davvero notevole per gli abitanti di Guzzafame e della cascina Cà Tittini, sono quindi soddisfatto Aipo abbia compreso l’urgenza». Un’attenzione, quella alle frazioni - secondo Premoli parti di quell’unico corpo che sono i 26 chilometri quadrati del territorio di Senna - che non si esaurisce però qui. Di ritorno da Roma, dove si è tenuta la prima conferenza dei servizi per il passaggio dell’elettrodotto Terna in ambito lodigiano, il primo cittadino assicura di volere destinare il contributo di 500 mila euro in opere promesso a Senna «al completamento del manto stradale che collega Cà Tittini al capoluogo». Fonte: Il Cittadino