Visualizzazione post con etichetta Vivere in Cascina. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Vivere in Cascina. Mostra tutti i post

domenica 11 ottobre 2009

Melegnano - Cento appartamenti e addio cascina

Un maxi progetto su ventimila metri quadrati porterà al quartiere anche un asilo nido e un’ottantina di parcheggi.

Intervento urbanistico per circa 300 abitanti al Montorfano.

Cento appartamenti e un nuovo asilo nido, il Montorfano si prepara a cambiare volto. L’intervento urbanistico è previsto sull’area dell’ex cascina Costigè, zona da circa 20mila metri quadrati compresa tra le vie Fermi e Martin Luther King, che si trova nel cuore del Montorfano, quartiere tipicamente residenziale con la presenza di un migliaio di abitanti. Il piano integrato di intervento è visibile sul sito di palazzo Broletto (www.comune.melegnano.mi.it), mentre il 19 ottobre dovrebbe essere presentato ufficialmente alla commissione consiliare lavori pubblici. Il progetto prevede la realizzazione di 6 fabbricati da 5 piani ciascuno, una palazzina da 4 piani e il recupero della cascina Costigè ad uso abitativo, il tutto completato da piani seminterrati con tanto di box, cantine e servizi comuni all’intero complesso. Un quartiere nel quartiere, insomma, per un totale di circa 100 appartamenti destinati ad ospitare 300 nuovi abitanti. Una vera e propria rivoluzione per il Montorfano, che di qui ai prossimi anni vedrà crescere di quasi un terzo la propria popolazione. «L’incidenza del nuovo traffico veicolare è stimata nell’ordine delle 120 vetture private - chiarisce la relazione allegata al progetto -, che sono tutte dotate di box in numero superiore alle reali esigenze. Senza contare che il piano prevede la realizzazione di 81 parcheggi ad uso pubblico. Le vetture potranno circolare tranquillamente sulla viabilità esistente senza creare ingorghi al traffico veicolare». Ad ogni modo, palazzo Broletto porrà a carico dell’operatore la riqualificazione dell’intersezione tra la via Emilia e via Montorfano, che attualmente rappresenta l’unica strada di uscita dal quartiere. Ma questo sarà solo uno dei tanti interventi di carattere pubblico collegati al piano. Il progetto comporta infatti la totale riqualificazione delle vie Fermi e Martin Luther King, operazione da cui trarrebbe giovamento l’intero quartiere, la realizzazione di spazi verdi e di piste ciclo-pedonali. Ed il piano prevede pure la cessione a palazzo Broletto di una palazzina di tre piani, da cui al piano terra sarà ricavato un asilo nido per circa 25 bambini, servizio di cui Melegnano è da sempre carente. Il resto dello stabile ospiterà invece una decina di alloggi, che poi il comune distribuirà a canoni sociali. L’amministrazione avrà infine la possibilità di introitare circa un milione di euro in oneri di urbanizzazione, con i quali sarà curata la manutenzione di diverse opere pubbliche, in particolare al Montorfano. Il piano ha iniziato l’iter per l’esclusione dalla Vas (Valutazione ambientale strategica, ndr), mentre l’obiettivo di palazzo Broletto è di approvarlo entro l’anno. Opposizioni permettendo, ovviamente.Fonte: Il Cittadino

venerdì 2 ottobre 2009

A spasso fra cascine e corsi d’acqua

A passeggio tra cascine e corsi d’acqua, paludi e centrali energetiche, per scoprire il fascino della natura e l’impegno di chi, tra tradizione e innovazione, se ne prende cura. Promette un tuffo a 360 gradi nell’ambiente la nuova edizione di “Itinerari azzurri”, l’iniziativa promossa dal Consorzio Bonifica Muzza Bassa Lodigiana in collaborazione con la cooperativa Verdeacqua per aprire ai ragazzi delle scuole i segreti del territorio che ci circonda. Rivolta con percorsi mirati sia agli alunni delle scuole d’infanzia, della primarie e delle secondarie di entrambi i gradi, l’iniziativa conterà su quattordici itinerari specifici. Punto di riferimento comune sarà la Casa dell’acqua di Paullo, trasformata per l’occasione in un vero e proprio laboratorio didattico nel quale approfondire gli aspetti storici, naturalistici ed eventualmente mitologici dell’ambiente padano; da qui, gli itinerari si dipaneranno tra escursioni e laboratori, giochi e visite guidate che permetteranno di entrare in contatto con la flora, la fauna, i corsi d’acqua e le attività che da secoli caratterizzano il rapporto tra l’uomo e il territorio che lo circonda. «Crediamo molto in questi progetti, perché attraverso il gioco, le passeggiate e il contatto con la natura è possibile trasferire ai ragazzi concetti molto complessi, quali l’uso plurimo dell’acqua, la biodiversità, le energie rinnovabili, l’ecosistema e la filiera alimentare - spiega Ettore Grecchi, presidente del Consorzio Bonifica Muzza Bassa Lodigiana -. Questo consente ai giovani, ossia ai futuri cittadini e magari anche amministratori del territorio, di acquisire una maggiore sensibilità rispetto alla conservazione del prezioso patrimonio ambientale che ci circonda e a uno sviluppo sostenibile degno di essere definito tale». A Itinerari azzurri, cui non mancheranno riferimenti all’importanza delle energie rinnovabili e pulite (con visite alle cenrali di Cassano d’Adda e Bolenzana), collaboreranno anche la polizia provinciale di Milano e l’associazione cicloambientalista “Paullo che pedala”; l’offerta didattica, come spiega Maddalena Tommasone del settore ambiente del Consorzio, potrà essere approfondita anche in classe.Fonte: Il Cittadino

mercoledì 30 settembre 2009

Cornegliano - Giù le mani da cascine e centro: nessuna colata con il piano casa

Giù le mani dalla cascine.

E anche dalle case storiche del centro. Cornegliano, siglano i consiglieri, non uscirà stravolta dall’iniziativa concessa ai privati da quello che è stato definito il “piano casa” del governo Berlusconi, che prevede in un contesto di riqualificazione degli edifici di aumentare del 20 per cento di volumetria la propria abitazione. La materia, passata sotto l’egida della Regione, che ha dettato tempi e modalità nelle legge 13 del 2009, ora rimbalza nei comuni che di fatto hanno la responsabilità di individuare le zone “off limits”, cioè punti in cui la legge non si applica. Alla Muzza non è arrivata ancora alcuna richiesta, ma i tempi concessi ai comuni sono stretti. Anche se si parla di una deroga in arrivo, il termine per stilare le regole è stato fissato per il prossimo 15 ottobre. A Cornegliano Laudense se n’è discusso nell’ultimo consiglio comunale. A prevalere sono state le linee guida tracciate dall’ufficio tecnico che ha individuato come intoccabili i due nuclei storici della comunità: quello cascinale e quello antico, «perseguendo il fine di tutelare le peculiarità storiche e ambientali del territorio» ha spiegato il sindaco, Matteo Lacchini. Il consiglio, dunque, ha deliberato che tutte le case della cortina storica che si affacciano su via Roma e su una parte di via Lodi saranno escluse da qualsiasi intervento. Fuori dalla tutela, invece, le aree legate a piani attuativi perché già convenzionati con l’amministrazione comunale e zone già ricomprese nel Prg nella sezione “speciale ad insediamento cascina”. Il no agli allargamenti del “piano casa” è stato esteso anche a due piccole zone individuate nel Prg come B1 e B2, inserite nel contesto urbano per un totale di 350 metri quadrati, non più ampliabili proprio per la loro posizione. Dubbi, invece, sulle riqualificazioni del comparto produttivo. È rimasto in sospeso il via libera sulle zone industriali e artigianali. «Dal testo della delibera non era chiaro se un’eventuale sì concedeva un aumento in altezza che andava oltre quello concesso dal piano regolatore generale vigente - ha spiegato il sindaco Lacchini - ; la decisione è stata quella di approvare con una sospensiva in attesa di verifica. Se dovesse essere confermata la maggiorazione dell’altezza, stralceremo il punto».
Fonte: Il Cittadino

martedì 29 settembre 2009

Cerro, ecco come la Gazzera diventerà un sito ambientale

Cascina Gazzera a Cerro, da sito più inquinato d’Italia a grande area verde.

È questo l’ambizioso progetto che sarà presentato stasera alle 21 a Cerro durante una tavola rotonda prevista al centro civico in piazza Roma. «Stiamo parlando - ha chiarito il sindaco di Cerro Dario Signorini - di un’area da circa 53mila metri quadrati sulla riva destra del Lambro, che è stata compromessa da 110mila tonnellate di melme acide, scorie di raffineria e scarti di lavorazione del petrolio». Il tutto frutto di migliaia di versamenti abusivi, di cui non sono mai stati individuati i responsabili, che dai primi anni Sessanta si sono protratti per circa un trentennio. A partire dal 2000 ha preso avvio la bonifica dell’area, considerata la più importante a livello nazionale. D’altra parte, basta dare un’occhiata alle cifre impegnate per rendersene conto. Ben 55 milioni di euro, oltre 100 miliardi delle vecchie lire, stanziati dalla regione Lombardia e dal ministero dell’Ambiente. L’intervento ha comportato addirittura la deviazione del corso del Lambro, di cui è stato isolato il tratto da sottoporre a bonifica. Un’operazione tanto delicata quanto complessa, insomma, che sembra essere giunta alle battute finali. «Domani sera (stasera per chi legge ndr) - ha ripreso Signorini - il progettista e direttore dei lavori Claudio Tedesi illustrerà a che punto siamo con la bonifica della Gazzera, che è giunta alla fase finale». Ma non solo, perchè sempre stasera sarà illustrato il futuro di cascina Gazzera. «Una volta ripristinata da un punto di vista ambientale - ha chiarito Signorini -, l’obiettivo è quello di farne un grande parco. Si tratta di un intervento impegnativo - ci ha tenuto a precisare il primo cittadino di Cerro -, che richiederà qualche anno e un notevole sforzo economico, valutato in circa 10 milioni di euro. Ma in tal modo - ha ribadito in conclusione - restituiremo all’intera collettività un polmone verde che l’insipienza dell’uomo ha tentato di distruggere, per fortuna senza riuscirvi».Fonte: Il Cittadino

venerdì 25 settembre 2009

Somaglia - Scoppia l’incendio, disastro scongiurato

Divampa un incendio nel fienile, scongiurato il disastro. Nella notte tra mercoledì e giovedì intorno alle 2.30 è divampato un maxi incendio all’interno della cascina Fittarezza di Somaglia. La struttura, originaria del diciottesimo secolo e costituita da vari nuclei a pianta quadrangolare o a “L”, sorge in aperta campagna sulla strada Bassa che collega il paese a Guardamiglio. Di lì a poche decine di metri passa l’autostrada del Sole. Sono state le famiglie residenti ad accorgersi di rumori e bagliori nel cuore della notte e a richiedere al 115 un massiccio intervento. Utili anche le tempestive segnalazioni arrivate da chi percorreva l’autostrada. Stavano bruciando in effetti 480 quintali di fieno pressato e accatastato in un capannone ristrutturato recentemente e ampio 36 metri per 9. Le fiamme, altissime, hanno prodotto anche molto fumo. Sul posto, dopo un primo intervento tentato dai proprietari della cascina con il ricorso a getti di liquame, sono arrivati i vigili del fuoco di Lodi, Casalpusterlengo, Sant’Angelo e Piacenza con quattro autopompe e altrettante autobotti per un totale di una trentina di operatori. Presente anche il vicecomandante del comando provinciale di Lodi Massimo Stucchi. Tutti con il volto coperto da autoprotettori dato che nei pressi della cascina era impossibile respirare per la fitta fumata nera. Inoltre, per poter intervenire immediatamente in caso di malori, il posto è stato presidiato da un’ambulanza della Croce rossa di Codogno. È stato proprio questo efficace lavoro di squadra a salvare dall’incendio un secondo capannone, localizzato alle spalle di quello andato in fumo e utilizzato come deposito di altri 480 quintali di fieno. Usciti incolumi anche una struttura adiacente di 24 per 36 metri, la stalla, le mucche lì allevate, trattori e numerosi attrezzi. Gli animali, rimasti calmi nonostante il trambusto, hanno fissato i presenti incuriositi per tutto il tempo. Le fiamme sono state arginate rapidamente creando un vero muro d’acqua tra il fieno del primo capannone e la vecchia parete che lo separava dall’altro deposito: il divisorio ha retto bene alle sollecitazioni. Il fuoco si è “divorato” soltanto la copertura del fienile che quindi dovrà essere ripristinata perché dichiarata inagibile. Il lavoro più lungo, durato fino a ieri pomeriggio, ha riguardato lo smassamento del fieno carbonizzato. Infatti, con l’aiuto del proprietario e di alcuni agricoltori e tramite una pala, un trattore e rimorchi, il materiale è stato allargato e smaltito per evitare che focolai rimasti accesi provocassero ulteriori danni. L’incendio, secondo i risultati di una prima indagine, avrebbe avuto origine dalla fermentazione del fieno pressato.Fonte: Il Cittadino

mercoledì 23 settembre 2009

La cascina come un banco di scuola

Una giornata a contatto con la natura, per scoprire i tesori del mondo agricolo e imparare i precetti di una sana e gustosa alimentazione. È questo lo scopo della quinta edizione di “Fattorie Didattiche a porte aperte”, l’iniziativa organizzata dalla regione Lombardia che domenica permetterà alle famiglie di recarsi in 85 aziende agricole lombarde per un programma di percorsi guidati tra cascine e musei agricoli, laboratori, visite agli allevamenti, alle coltivazioni e ai processi di trasformazione dei prodotti agricoli, degustazioni, giochi e molte altre attività ancora. La kermesse godrà dell’indispensabile contributo delle associazioni e delle imprese agricole, che nel Lodigiano conterà sulla disponibilità offerta da cinque aziende: la Baronchelli di Borgo San Giovanni, con “focus” dalle 15 sulla vita dei bovini, visita dello stabilimento di imbottigliamento del latte e possibilità per i bambini di produrre la cagliata; l’agriturismo Cascina Isolone di San Rocco, con percorso ludico alla scoperta del territorio e passeggiata in bicicletta; l’Itas sperimentale Tosi di Codogno, con visita alle stalle, mungitura, trasformazione del latte in formaggio, attività nell’orto e prove di semina, trapianto e raccolta delle piante; le Cascine di Terranova, con giochi, animazioni, laboratori, visite agli animali e all’azienda, degustazione dei prodotti “Lodigiano Terra Buona” e possibilità, a pagamento, di godere di pranzo, merende e spuntini; la didattico-sperimetale cascina Podere Iseppina-Staffini, l’istituto professionale di Lodi per l’agricoltura e l’ambiente dove oltre a dimostrazioni pratiche di caseificazione sarà possibile degustare prodotti da forno e lattiero-caseari. La mappa delle aziende e delle attività, con le informazioni e i contatti per prenotare le visite, sono disponibili sul sito www.buonalombardia.it. nonché presso gli Spazi Regione nelle province lombarde, presso le sedi regionali delle associazioni di categoria, le sedi delle province e nei 20 punti vendita lombardi della catena di negozi Città del Sole e Natura.Fonte: Il Cittadino

lunedì 14 settembre 2009

Un viaggio al Monasterolo

Un pellegrinaggio nel Basso Lodigiano alla scoperta di uno dei luoghi più antichi del territorio, che sembra affondi le sue radici nel secondo secolo dopo Cristo, la cascina Monasterolo di Brembio.

La parrocchia dei Santi Nazario e Celso di Zorlesco guidata da don Giampiero Chioda organizza infatti per oggi, festa della Santa Croce, alle ore 15.30 una Via Crucis all’antico crocefisso della cascina Monasterolo, con la riflessione e preghiera in condivisione con la parrocchia di Brembio. La cascina brembiese è di fatto un antico luogo di fede. Nell’850, in piena epoca di Carlo Magno, un gruppo di monaci benedettini provenienti dall’abbazia di San Pietro in Ciel d’Oro di Pavia, prendevano possesso di questa parte della terra lodigiana, donata all’abbazia da Liutprando Flavio, diciottesimo re dei Longobardi sul finire del 700 dopo Cristo. Da allora i monaci costruirono sulla riva del Brembiolo il loro “Monasteriolum” e concordi alla regola “ora ed labora” (prega e lavora) bonificarono quelle terre iniziandole all’agricoltura. Si costruì anche una nuova importante abbazia dedicata a San Michele. Nel 1519 ai monaci benedettini subentrarono i monaci Gerolamini che rimasero in questo luogo fino al 1750 quando si trasferirono a Brembio. L’antichissima chiesa fu annessa al cascinale e divenne oratorio di cascina dove si continuò a celebrare Messa, anche perché il Monasterolo era un paese vero e proprio con una quarantina di famiglie e più di 200 persone. Poi si registrò l’abbandono della vita agricola e la progressiva scomparsa dei braccianti agrari, dei contadini e l’inizio dell’attuale stato di degrado che vide i primi crolli dell’ormai vetusta chiesetta della cascina Monasterolo. Fonte: Il Cittadino

lunedì 7 settembre 2009

Pandino, esplode un incendio nella cascina: il rogo divora due trattori, fieno e un vitellino

Due trattori divorati dalle fiamme, una macchina per tagliare l’erba e una per miscelare i mangimi distrutte e mille quintali di fieno ridotti in cenere. Il barchessale della cascina di Natale, Egidio e Agostino Arfani, nella notte tra sabato e domenica, è andato a fuoco intorno all’una e mezza. Le fiamme altissime hanno illuminato il cielo scuro, per circa quattro ore. La tettoia è scoppiata e un vitellino è stato arso vivo, incastrato nella stalla, un’altra vitella invece si è spaccata le gambe in preda alla paura del fuoco e forse dovrà essere abbattuta. È la prima volta che questa azienda viene colpita da un simile incidente. I danni, non ancora quantificati, sono ingenti: si parla di circa 150mila euro. Quel che è successo è ancora in fase di accertamento. Non si sa infatti se la “scintilla” che ha innescato il rogo sia partita dal fieno accatastato oppure da un trattore. Lo dovranno chiarire i vigili del fuoco e probabilmente già nei prossimi giorni si conoscerà con maggior precisione la reale dinamica di quel che è accaduto. Il vicino di casa che ha dato l’allarme, agricoltore come gli Arfani, rivela che ad andare a fuoco per prime sono state le rotoballe: i focolari avrebbero da qui poi investito il trattore. «Io - racconta - mi sono accorto delle fiamme che venivano dal fieno. Erano altissime, poi c’è stata come una grandine dal cielo, quando sono saltate le coperture della tettoia. Solo dopo c’è stato il botto più forte, probabilmente quando il fuoco ha minacciato i mezzi agricoli». Uno dei proprietari stava bagnando i campi in campagna. All’una, quando è salito sul trattore, era tutto tranquillo. «Non so veramente cosa può essere successo - dice Agostino Arfani -, i danni sono notevoli e adesso ci sarà da fare tanta fatica per continuare l’attività. Siamo rimasti con un solo trattore». La comunità di Nosadello e Gradella ha mostrato tuttavia grande solidarietà. Dalle prime ore del mattino, infatti, sono arrivati operatori agricoli con propri mezzi che hanno supportato per gran parte della giornata gli Arfani nelle operazioni di pulizia. Per nove ore sono stati impegnati i vigili del fuoco: le prime quattro per domare le fiamme che soffocavano per un attimo, per divampare più violente subito dopo; le altre per le operazioni di messa in sicurezza e di «nastratura» della zona. Cinque i mezzi impiegati, coordinati in due turni dal distaccamento di Crema. Sotto gli occhi di tanti residenti che in bicicletta, in macchina o a piedi sono giunti a portare parole di conforto ai proprietari e a a guardare com procedevano le operazioni di soccorso. La struttura bruciata si trova quasi in centro paese, posizionata a distanza dietro la chiesa di Nosadello, ma raggiungibile solo attraverso una sterrata e in un’area isolata. L’incendio è avvenuto nel giorno della sagra del Paese. Un giorno che doveva essere di festa.Fonte: Il Cittadino

lunedì 31 agosto 2009

Borgo San Giovanni - «Occhi aperti su Cascina Colombera»

L’opposizione teme un’altra colata di cemento, ma per il sindaco «tutto è alla luce del sole».

«Apriamo gli occhi su Cascina Colombera». L’allarme è del gruppo d’opposizione “Alleanza democratica” in consiglio comunale che parla di Borgo San Giovanni come di una terra di conquista, in cui i terreni agricoli sono minacciati da una colata di cemento. Dopo l’apertura dei contestati cantieri per il gigante d’acciaio della Conter di via Nenni, secondo il gruppo di minoranza guidato da Giovanni Frate, il rischio è l’apertura di un nuovo fronte di operazioni giudicate «poco chiare». Teatro proprio Cascina Colombera e la società che occupa il sito alle porte del paese: la Colombo Severo, impresa per la produzione di materiali edili, titolare anche di un’autorizzazione per lo smaltimento di rifiuti edili, inserita nel piano cave provinciale e oggi portata avanti in un’area attrezzata a pochi passi dal fiume Lambro, nella frazione di Domodossola. «Una zona non controllabile» secondo il primo cittadino di Borgo San Giovanni, Nicola Buonsante. Sarebbe stata questa la molla per far scattare i primi incontri con palazzo San Cristoforo nel febbraio 2009, che definisce l’operazione come di «recupero ambientale». «Ma facciamo attenzione, non si tratta di una vera e propria espansione - argomenta Buonsante - : con queste operazioni di fatto si sposterebbe un sito di smaltimento di rifiuti dall’area del Lambro per portarlo in paese». Nulla di nuovo, quindi, secondo l’amministrazione comunale. La prima conferenza dei servizi, necessaria a fissare i parametri per lo spostamento dal sito nei terreni di proprietà della Colombo Severo, trasformati da agricoli a industriali nel 2005, ci sarebbe già stata. La proposta per creare una nuova piattaforma attrezzata di stoccaggio per i rifiuti edili potrebbe arrivare sulla scrivania del sindaco di Borgo già nel prossimo mese di ottobre. Le carte dovrebbero disegnare una spianata di cemento, necessaria ad ospitare i macchinari da 2,50 metri per trasformare in macerie i residui di cantiere. Un impianto da realizzare con una convenzione con il comune di Borgo San Giovanni, in cui, tra gli standard, saranno anche fissati i parametri per la mitigazione ambientale. Operazione ancora poco chiara per l’opposizione di “Alleanza democratica”. «Stiamo facendo tutte le valutazioni del caso - spiega Giovanni Frate - ma ad oggi non siamo riusciti a far emergere le motivazioni reali di questo ampliamento. Stiamo parlando di 35mila metri quadrati che oggi sono ancora aree verdi di questo comune. Cosa succederà una volta dato il via libera alla cementificazione?». «Sono terreni agricoli che non nel piano regolatore sono già classificati come industriali - precisa Buonsante -; la progettazione e l’iter di approvazione sono partecipati e condivisi con tutti gli enti preposti, non ultima la provincia di Lodi. È tutto alla luce del sole». Fonte: Il Cittadino

venerdì 17 luglio 2009

Dal recupero delle cascine il volto nuovo di Comazzo

Previsti due interventi nell’area dell’azienda Valsecchi e a Lavagna.

Comazzo, come tanti altri borghi lodigiani e milanesi già fuori la prima cerchia periferica della metropoli (siamo a 25 chilometri dal Duomo), “emerge” da una storia completamente verde. Il passato, andando indietro nemmeno di troppi anni, si identifica sempre di più con con le parole agricoltura e allevamento. In realtà l’agricoltura, nel vasto territorio comunale che segue le prime anse del Parco Adda Sud, esiste ancora eccome, visto che sono ben dodici gli imprenditori (anche zootecnici) in piena attività fra Comazzo, Lavagna, Bocchi e frazioni minori. Le testimonianze del lavoro sviluppatosi attorno ai campi, alle cascine e alle stalle, tuttavia anche a Comazzo e Lavagna stanno lasciando i centri storici per ricollocarsi in zone che per molto tempo non saranno raggiunte da alcuna urbanizzazione. Il processo di ricollocazione delle aziende agricole in contesti più adatti, in atto in tutta la Bassa padana, libera spazi per operazioni di recupero urbanistico che in alcuni casi hanno l’effetto di cambiare davvero la “cartolina” del paese, il suo biglietto da visita immediato. Comazzo e Lavagna dal ‘99 ad oggi, nello spazio di un decennio, sono state nelle posizioni di vertice dei comuni lodigiani con il tasso di crescita all’anagrafe più veloce. I residenti dei due abitati si aggiravano attorno ai 1200-1300 dieci anni fa, e oggi marciano oltre quota 2100 cittadini. In questo scenario la possibilità di intervenire architettonicamente sulle ex cascine rappresenta una risorsa fondamentale sia per limitare il consumo di suolo, sia per ottenere risultati esteticamente in grado di dare una nuova immagine dell’abitato. «In un arco di tempo che non è quello del futuro immediato, nel senso dei mesi, ma plausibilmente del periodo 2010/11 - spiega dunque il sindaco Vicardi - nel capoluogo e nella frazione sono previste due vaste operazioni di questo tipo. A Comazzo, già con il prossimo settembre, avremo il trasferimento completo dell’azienda agricola Valsecchi dalla zona via Cavour-via palazzo Pertusati. L’area dell’azienda Valsecchi è di fatto il centro del paese: con la sua riconversione quindi non è esagerato dire che Comazzo offrirà un centro differente, tra palazzo Pertusati restaurato e la corte antistante a completare l’insieme. Nell’area ex cascina saranno realizzate case per un numero di abitanti ancora da stabilire, e sarà conservata la casa padronale vincolata dalla Sovrintendenza ai beni artistici. Il piano di intervento ex Valsecchi consentirà anche di rispondere a due temi sentiti a Comazzo: i parcheggi, che sono davvero pochi e verranno ampliati con la lottizzazione, e l’inserimento di alcune aree verdi. A Lavagna invece si ragiona sulla riconversione dell’azienda a fianco dell’ex monastero delle suore Sacramentine. Anche a Lavagna l’intervento sulle corti agricole cambierà l’organizzazione del paese. Intanto Lavagna avrà una piazza, più grande dell’unico slargo oggi esistente di fronte alla chiesa di San Bassiano. In secondo luogo via Amendola sarà prolungata e diventerà bretella di aggiramento del centro abitato, a quel punto caratterizzato dal traffico locale».Fonte: Il Cittadino

sabato 4 luglio 2009

Carpiano, l’antico torchio è un monumento dedicato al mondo contadino del passato

Carpiano salva come “monumento” del suo passato agricolo anche il vecchio torchio della cascina omonima, sulla strada che va dal centro del paese alla Pairana.

Durante l’estate saranno ultimati i lavori di posizionamento ed esposizione delle macchine agricole che arrivano dal piano di recupero della cascina Torchio, uno degli insediamenti rurali più antichi di Carpiano, a poca distanza dalla parrocchiale di San Martino. I macchinari che si trovavano almeno dalla fine dell’Ottocento all’interno del complesso colonico, fra cui spicca la grande macina di pietra dal peso di diverse tonnellate, sono diventati un elemento di arredo urbano in più per il paese. La macina, attiva almeno da due secoli ma forse trasferita in Carpiano già nel Settecento, assieme a una macchina sgranatrice più moderna e alle pale di un mulino ad acqua, alcune settimane fa è stata posizionata all’angolo fra via Costituzione e via delle Arti, sotto un’edicola espositiva che sorge su una fetta di Parco Sud ai confini dell’abitato. Un gesto simbolico, il salvataggio dell’antico torchio, che si ricollega alla memoria delle origini contadine: «Era necessario preservare qualcosa della cascina che ha dato da almeno tre secoli il nome alla via omonima- spiega il sindaco Francesco Ronchi - quindi tre anni fa, quando venne presentato il piano di recupero privato dell’ex cascina, dismessa dalla fine degli anni Sessanta, chiedemmo due opere a scomputo di oneri: un parcheggio da venti posti auto all’intersezione con via delle Arti, e appunto il passaggio delle macchine agricole dotate di valore storico sotto proprietà comunale. Purtroppo il recupero di cascina Torchio è andato meno veloce del previsto per i noti fatti legati agli sversamenti di gasolio nel 2007, con conseguente bonifica». Ora comunque il “pesante” trasloco della macina prima mossa ad acqua, poi elettrificata, è concluso. Nei prossimi mesi verrà messa a regime l’area circostante e sarà posizionato un cartello di spiegazione storica.
Fonte: Il Cittadino

giovedì 25 giugno 2009

Caselle Landi, nati tre daini in cascina: è festa per Heidi, Peter e Fiocco di Neve

Due fiocchi azzurri e uno rosa: incorniciati dal grigioverde della campagna, annunciano una buona notizia all’azienda agricola di Rosolino Losi a Bruzzelle: la nascita di tre cuccioli di daino, venuti alla luce solo qualche giorno fa. Si chiamano Heidi, Peter e Fiocco di Neve, come ha scelto la fantasia di Camilla, la nipotina di nonno Rosolino innamorata dei suoi piccoli amici a quattro zampe almeno quanto del celeberrimo cartone animato.La prima a fare capolino, con il suo mantello color caffè a pois bianchi tutto bagnato, è stata la piccola Heidi, partorita un lunedì mattino di due settimana fa. Peter è nato il martedì, un giorno più tardi, mentre a farsi attendere un po’ di più ci ha pensato Fiocco di Neve, che si è affacciato alla vita soltanto lo scorso fine settimana.Cuccioli di tre mamme daino diverse, ora giocano ad annusarsi come fossero fratelli nel giardino che li ospita insieme ad altri 15 adulti. «Il parto delle tre femmine non ha richiesto alcun aiuto - spiega Elisa Losi, madre di Camilla -, qualche estate fa invece una femmina aveva faticato molto a far nascere il piccolo e così alla fine ha lasciato che mio padre Rosolino si avvicinasse per aiutarla». Una situazione davvero commovente, commenta Elisa, dal momento che le femmine, di norma mansuete, diventano invece in quella circostanza irritabili. E gelosissime dei cuccioli appena nati. Così per qualche giorno è meglio restare solo a guardare, senza tentare di accarezzarli. È quanto ha fatto anche la loro prima spettatrice, Camilla, che insieme a mamma Elisa e nonno Rosolino li ha osservati reggersi sulle fragili zampe e poi iniziare a muovere stentati passi nel giardino. Tra sei mesi Peter e Fiocco di Neve inizieranno ad assumere un’aria più gloriosa, per via dello spuntare delle corna, Heidi invece resterà un poco più a lungo piccina. Intanto sono in moltissimi a fare visita alle morbidissime celebrità, dai paesi vicini ma anche da fuori provincia. Nei prossimi giorni, ospiti consueti, verranno qui gli anziani della casa di riposo di Meleti, dove Elisa lavora, e i bambini della scuola primaria di Caselle Landi. Fonte: Il Cittadino

giovedì 18 giugno 2009

San Donato - Il popolo di Internet si schiera compatto: «Salviamo la cascina»

Internet diventa ancora una volta teatro di una vera e propria mobilitazione per salvare l’antico patrimonio sandonatese di cascina Ronco.

Dopo la raccolta di firme on line degli anni scorsi, che fu ospitata sulla rete civica Recsando, il patrimonio sandonatese di proprietà di un’immobiliare, che è gestito da oltre 70 anni dalla famiglia Villa, è sbarcato su Facebook, il noto social network, coinvolgendo molti frequentatori della rete che non vogliono rassegnarsi alla trasformazione di un gioiello rurale in un complesso residenziale. In poco tempo sono stati totalizzati 400 contatti. Nonostante per il momento rimanga chiusa al pubblico, la cascina è riuscita ancora una volta a conquistarsi molte simpatie di persone che vorrebbero per quella struttura un futuro in continuità con la tradizione. Come ricordano gli imprenditori agricoli, nonostante le traversie degli ultimi tempi, l’attività in cascina, come vuole anche la stagione, è più intensa che mai. Sebbene la proposta di sviluppo immobiliare che nei mesi scorsi sarebbe stata avanzata dalla proprietà al comune stia creando un clima di incertezze, c’è la determinazione ad andare avanti. Prosegue infatti a pieno ritmo il lavoro nei campi immersi nel Parco Agricolo Sudmilano, in base ad un fitto calendario che non si è mai interrotto. Unico segnale negativo per il momento rimane la chiusura dei cancelli al pubblico, richiesta dalla proprietà per questioni di sicurezza, che ha interrotto la sequenza di iniziative del “Teatro di stalla”, attivo nel recente passato proprio all’interno della struttura. Potrebbero essere effettuati quegli interventi di recupero di alcune parti, ma prima di tutto occorrono certezze sul futuro, che al momento non ci sono ancora. Certo è che la cascina ha molti “amici” ed è al centro di una rete di relazioni spontanee che sono cresciute nel tempo, grazie all’ospitalità, che non è mai mancata. La dimostrazione è ancora una volta arrivata puntuale, con i messaggi di Facebook, nei quali si chiede appunto la conservazione a fini agricoli dell’antico complesso rurale. Fonte: Il Cittadino

martedì 16 giugno 2009

San Donato - Cala il sipario sul teatro di cascina Ronco

Cancelli chiusi al pubblico ma gli spettacoli non verranno nemmeno proposti in altre zone della frazione di Poasco. Il complesso rurale non ospiterà la tradizionale rassegna estiva.

Niente più “Teatro di stalla” a Cascina Ronco. Con l’arrivo della bella stagione, per la prima volta dopo cinque anni ininterrotti di un’ attività che ha visto la compagnia amatoriale di Poasco regalare tante serate di svago ad un affezionato pubblico, con ospiti d’eccezione ed eventi di richiamo, la tradizione si interrompe bruscamente. Di fronte ad un incerto futuro per la pregiata cascina cinquecentesca, in mano ad una società immobiliare, che nei mesi scorsi si è già fatta avanti con l’intenzione di trasformare in un complesso residenziale il bene che da oltre settant’anni viene gestito dalla famiglia Villa, i cancelli rimarranno rigorosamente chiusi. In realtà rimasero serrati anche nel 2008, su indicazione del proprietà che per ragioni di sicurezza aveva vietato eventi aperti al pubblico, ma in quell’occasione, dal momento che erano ormai state invitate band musicali e attori, i promotori decisero di fare lo sforzo di trasferire il palco in altri punti della frazione e di assicurare comunque alla comunità locale le occasioni di svago, che hanno richiamato più volte anche persone provenienti da fuori. «Era stato un grande impegno - dice Alessandra Villa -, anche perché una volta in cascina lasciavamo montato il palco, mentre l’anno scorso ogni volta l’allestimento è stato smontato nella stessa serata. Purtroppo, per il momento a malincuore abbiamo dovuto fermarci, di questo ci dispiace molto, soprattutto per le tante persone che hanno dato soddisfazione al nostro lavoro». Non solo. Se nelle passate estati la cornice rurale che sorge ai confini del Parco Agricolo Sudmilano era ormai solita ospitare feste di associazioni locali, piuttosto che visite guidate per i bambini, anche queste iniziative verranno annullate. In attesa di certezze sul domani di questo patrimonio rurale che, per proseguire con continuità necessiterebbe di alcuni lavori, il motore che si era trasformato in una ricca fucina di proposte di aggregazione, per il momento si spegne.
Molti frequentatori di cascina Ronco, che hanno seguito con apprensione gli sviluppi di una vicenda su cui pesa il parere della Soprintendenza - che avrebbe concesso trasformazioni d’uso, purché siano mantenute le linee architettoniche esistenti -, si stanno accorgendo di un silenzio di cui Poasco non era più abituata. Del resto, il “Teatro di stalla”, che si basava sul volontariato e sulla passione di una compagnia amatoriale, per il momento non ha più una casa. Dopo le mobilitazioni degli anni scorsi, ora rimangono una serie di punti interrogativi legati ad una partita puntata sull’antico immobile della frazione.
Fonte: Il Cittadino

mercoledì 10 giugno 2009

San Giuliano, l’estate “verde” dei bambini avrà il quartier generale a Cascina Brera

Cascina Santa Brera apre le porte ai più piccoli, con alcuni appuntamenti in calendario che offriranno ai giovanissimi dai 4 ai 12 anni la possibilità di cimentarsi in corsi di falegnameria, piuttosto che bioedilizia. Nel percorso su misura d’infanzia salirà in cattedra un esperto che condurrà i partecipanti alla scoperta di una cultura che pone al centro l’attenzione e il rispetto per l’ambiente, mediante anche la riscoperta di alcune tradizioni come la coltivazione dell’orto con sistemi rigorosamente naturali, piuttosto che il metodo per fare il pane in casa. L’occasione rivolta agli alunni in vacanza si concretizzerà nella settimana dal 29 al 3 luglio e in quella del 13 al 17 luglio, con apertura dei cancelli dalle 8.30 alle 17.30 per consentire anche ai genitori che lavorano di far vivere ai loro figli un’originale esperienza nella suggestiva cornice delle coltivazioni biologiche immerse nel Parco agricolo Sudmilano. Ma nel corso dei mesi estivi non mancheranno in ogni caso le consuete offerte formative rivolte agli adulti. Oltre infatti all’originale appuntamento in programma per il 20 e 21 giugno, con replica il 27 e 28 giugno per l’autocostruzione di mini impianti eolici, con la realizzazione di un generatore completo di meccanica, nella settimana dal 22 al 28 agosto sarà protagonista assoluto il verde con un corso di orticoltura. Gli appassionati delle coltivazioni di frutta e verdura, al mattino saranno coinvolti in applicazioni pratiche sul campo, mentre il pomeriggio potranno addentrarsi nelle tecniche di trasformazione, con la realizzazione di salse, marmellate e altre leccornie per valorizzare al meglio, attraverso i segreti della conservazione, gli ortaggi stagionali. Dando un occhio però al ricco programma, già nel fine settimana del 13 e 14 giugno, sarà posta in primo piano un’impostazione culturale che guarda ai grandi temi del futuro, con soluzioni sostenibili ad esempio in risposta all’emergenza energetica. Cascina Santa Brera, sede della scuola di pratiche sostenibili, torna così a confermarsi come un esclusivo punto di riferimento della zona, dove fa capo una rete di esperti che in tutta Italia stanno sperimentando tecniche di coltivazione, ma non solo, nel rigoroso rispetto per la natura e l’ambiente. Per l’adesione ai corsi è necessaria la prenotazione, mentre gli interessati a saperne di più potranno trovare notizie specifiche sul sito Internet che risponde all’indirizzo www.scuoladipratichesostenibili.it. Fonte: Il Cittadino

domenica 31 maggio 2009

I bambini e la campagna "Le more? Caramelle"

Per un sondaggio europeo solo uno su tre si è avvicinato alla vita rurale. La fantasia si scatena: il pollo ha 4 cosce, il cotone viene dalle pecore. E l'agricoltore? Un nonno indaffarato di RITA CELI

Accarezzare un pulcino, dar da mangiare alle galline, tosare una pecora oppure mungere una vacca. O ancora salire su un trattore, prendere le uova direttamente dal pollaio, raccogliere l'insalata o i pomodori. Non tutti i bambini hanno avuto l'occasione di entrare in una fattoria o guardare da vicino un orto. Anzi, solo uno su tre si è avvicinato alla campagna e, secondo un sondaggio europeo, i bimbi italiani sono i meno esperti in tema di agricoltura, coltivazioni e allevamento.
Le risposte dei bambini sono state curiose se non stravaganti e fantasiose. Anche se il sondaggio dell'Ue non è recente, i risultati sono considerati ancora validi e sono stati evidenziati dalla Cia-Confederazione italiana agricoltori in occasione della festa nazionale di "Scuola in fattoria", iniziativa promossa per avvicinare i più piccoli alla campagna ma soprattutto educare a mangiare in maniera corretta e sana per contrastare sovrappeso e obesità.
Il sondaggio europeo ha interpellato in particolare i bambini delle scuole elementari che hanno un'immagine particolare della vita in campagna e pensano che l'agricoltore sia un nonno indaffarato, amichevole e altruista. I piccoli pensano che arance, olive e banane crescano nel Regno Unito, le pesche in Finlandia, che il cotone venga dalle pecore, che il pollo abbia quattro cosce (stranamente proprio la parte preferita da mangiare), che lo zucchero non si sa dove venga, che le more sono caramelle, che l'orto sia nel supermercato.
Per i piccoli una fattoria senza animali è quasi inconcepibile. Quasi tre quarti dei bambini europei sono stati in una fattoria almeno una volta e a quasi nove bambini su dieci la visita è piaciuta. La visita è stata più entusiasmante per i bambini spagnoli e irlandesi (64 e 59 per cento rispettivamente), ma meno per i bambini tedeschi e italiani (35 e 27 per cento).
I bambini hanno difficoltà ad associare i prodotti non trattati alla loro forma finale dopo la trasformazione. Per esempio, il 50 per cento dei bambini europei non sa da dove viene lo zucchero, tre quarti non sanno da dove viene il cotone, mentre un quarto crede che cresca sulle pecore. Un terzo dei bambini non è in grado di citare nemmeno un prodotto derivato dal girasole.
La maggior parte dei bambini entra in contatto con la produzione agricola unicamente al supermercato: solo il 10 per cento cita la fattoria come regolare fonte di acquisto per la famiglia. Il numero è più alto in Lussemburgo e Austria (30 e 28 per cento) e più basso in Irlanda (2 per cento), Regno Unito e Spagna (3 per cento entrambe). Quasi un quarto dei bambini non è in condizione di citare un metodo di conservazione del cibo diverso dal congelamento.
Interrogati su quali animali producono latte, tutti i bambini hanno citato le vacche. Tuttavia, tra la metà (Irlanda, Svezia e Italia) e tre quarti (Grecia) dei bambini hanno menzionato anche le capre. Inoltre, in media un bambino su due ha citato le pecore, con una frequenza che va dalla Finlandia, Irlanda e Regno Unito fino alla Grecia, Italia, Portogallo e Spagna.
Forti differenze compaiono quando ai bambini viene chiesto quali prodotti possono essere ottenuti dal latte. Il formaggio è il più citato da tre bambini su quattro. Oltre la metà dei bambini ha citato il burro e lo yogurt e quattro su dieci la crema di latte. Altri prodotti (panna montata, formaggio di latte cagliato, gelato) vengono citati meno frequentemente.
L'iniziativa della Cia è diretta anche a una sana e corretta alimentazione per contrastare obesità e sovrappeso che si riscontrano in maniera evidente soprattutto fra i bambini. I dati parlano chiaro. In Europa la situazione peggiore si riscontra in Gran Bretagna (29 per cento di sovrappeso tra i 5 e i 17 anni, sia nei maschi sia nelle femmine), nei Paesi mediterranei (Cipro, Italia, Malta, Spagna) e del Portogallo. In ogni caso, per l'Organizzazione mondiale della sanità 1 ragazzo su 5 in Europa è sovrappeso. Ogni anno, agli oltre 14 milioni di giovani europei in sovrappeso - 3 milioni dei quali obesi - si aggiungono 400 mila "nuovi" sovrappeso.
In Italia, oltre un terzo dei bambini tra i 6 e i 9 anni risulta in sovrappeso o obeso (34,1 per cento), un dato che scende al 25,4 per cento nella fascia tra i 10 e i 13 anni, e precipita con l'adolescenza (14-17 anni) al 13,9 per cento. Per i bambini e adolescenti italiani, al di sotto della maggiore età, l%u2019obesità infantile si attesta al 4 per cento di media, ma secondo recenti studi, nel 2025, mantenendosi questa situazione, l'obesità infantile nel nostro Paese triplicherà, arrivando al 12,2 per cento. Prevenire, magari con una passeggiata in campagna, è quindi meglio che curare. Fonte: La Repubblica.it

martedì 5 maggio 2009

San Giuliano - «Sono nato in una cascina, che adesso non esiste più»


Silvano Codega dalla cascina Caverina a San Giuliano Milanese: da qui vogliamo iniziare la strada di “Foresta nascosta” lungo la via Emilia. Dire «dalla cascina a San Giuliano» può sembrare un paradosso, eppure in un certo senso è così: in riva alla via Emilia in certi momenti il presente sembra davvero sbucato fuori da un passato remotissimo, che si stenta a credere sia accaduto davvero. Eppure la città di oggi e quella di ieri continuano ad amarsi e a cercarsi a vicenda: la campagna si è evoluta verso la periferia, ha dovuto farlo per sopravvivere. Ma nello stesso tempo la periferia sente il bisogno, per respirare la sua stessa identità, di ricordare che è stata campagna. «Sono nato nel 1943 alla cascina Caverina, che oggi non esiste più - inizia dunque il racconto di Codega -: è stata abbattuta negli anni Sessanta per fare posto ai nuovi quartieri residenziali. Si trovava tra la via Turati e via Don Bosco all’altezza di via Vespucci. Nella foto della trebbiatura del grano in cascina, che ha scattato il mio amico Bolognesi, si vede anche il campanile: sembra di essere al centro del paese e invece eravamo in periferia. La cascina Caverina era l’ultima casa, dopo c’era solo campagna. Come si viveva a San Giuliano quando io ero ragazzo? Beh, i giochi, per esempio, ce li facevamo noi. Uno era la lippa: si tagliava il manico di una scopa (con grande disappunto delle nostre mamme...) per ricavarne un pezzo di dieci, quindici centimetri smussato ai due lati. Quando si metteva in terra lo smusso rimaneva in alto, così quando lo si percuoteva con l’altro pezzo di bastone, saltava in aria. Il gioco consisteva nel colpirlo al volo e buttarlo il più lontano possibile. Oppure le biglie: quando si giocava a “spanna»” per esempio, uno gettava una biglia - per giocare si usavano biglie di ferro, che erano meglio di quelle di vetro perché rimbalzavano meno - e l’altro doveva tirarne un’altra, cercando di colpire la biglia a terra oppure di andarle vicino. Se facevo “la spanna”, cioè se andavo talmente vicino da poter misurare la distanza con le dita della mana, vincevo due o tre biglie. Oppure - ma quello si faceva per soldi - andavamo a cercare gli stracci, le ossa e il ferro da vendere. Cinque, dieci lire al chilo. A volte invece si andava a cercare i funghi, che poi vendevamo per due soldi al padrone della cascina, che li rivendeva bene». «Nel 1963, quando la mia famiglia si è trasferita in un palazzo nuovo in via San Remo, la cascina era ormai già tutta circondata dalle case nuove. Il passaggio alla vita di appartamento per mia madre fu un trauma. Ma poi si è abituata alle comodità di un’abitazione moderna, perché in cascina usavamo un bagno in comune con le altre famiglie che ci vivevano. Quando pioveva forte, e all’epoca c’erano temporali fortissimi, pioveva anche dentro, perché sul tetto c’erano solo i coppi. La casa in via San Remo invece era un “due locali più servizi”: era la modernità che avanzava. Io all’epoca avevo già vent’anni, era il periodo del boom edilizio e dell’immigrazione dal Sud». «L’immigrazione degli anni Sessanta fu davvero, per chi la ricorda, un fenomeno velocissimo, spettacolare, destinato a rimescolare tutto. Negli ultimi anni gli extracomunitarisono arrivati poco alla volta, ma dal nostro Sud davvero arrivavano i pullman pieni ogni giorno. Sì, c’era un po’ di tensione: quando lavoravo al cinema Garibaldi, che all’epoca era praticamente l’unico divertimento e quindi era sempre pieno, mi ricordo che vedevo passare la ronda dei carabinieri con il fucile in spalla. Ho assistito a certe risse dentro e fuori dal cinema, come quelle che si vedono nei film western. In effetti, c’era un po’ di esasperazione nei confronti dei nuovi arrivati, specie se non erano ancora integrati, non avevano ancora trovato il lavoro. Eravamo tutti italiani, ma la mentalità era diversa. Io non ho mai fatto discussioni per questi motivi, anzi: mi sono fatto molti amici meridionali. Ma gli inizi sono stati duri, c’è voluta una decina di anni per amalgamarsi». E così via, di anno in anno, verso l’oggi: «Quando mi sono sposato, nel 1971, sono andato ad abitare al numero 1 di via San Remo. Poi nel 1979 ho comprato casa in via della Repubblica. All’epoca lavoravo nella ditta Pasta Cavi Speciali, che poi è diventata Pirelli. Sono andato in pensione nel 1996, dopo avervi lavorato per vent’anni. Attualmente sono un felice pensionato».«Io nella vita non mi sono mai annoiato. Ho coltivato molte passioni e le coltivo tuttora: la fotografia, i fossili, i buoni libri. Sono nato a San Giuliano e morirò a San Giuliano: qui ci sono i miei amici di una vita, quelli che avevo da piccolo e che ho ancora».Testimonianza raccolta da Giulia Evangelista e Marta CagnettiRevisione.
Fonte: Il Cittadino

martedì 14 aprile 2009

Tavazzano - Case al posto della vecchia cascina

Le abitazioni, che ricorderanno l’architettura rurale, avranno un costo accessibile.Entro il 2010 verranno realizzati 27 alloggi nella frazione.

Quello che un tempo era “il cuore” di Villavesco sarà completamente rimesso a nuovo nel 2010. Fra un anno, infatti, saranno pronti i 27 alloggi realizzati dalle cooperative edilizie Tavazzano nuova ed Edilcoop sul terreno che ospitava la vecchia cascina. Gli appartamenti saranno muniti di box e cantina, ma saranno anche all’ “ultima moda”, grazie alla presenza di pannelli solari e riscaldamento a pavimento.Le abitazioni, inoltre, avranno un costo accessibile, secondo quanto stabilito dall’amministrazione comunale i prezzi dovranno infatti rispettare quelli dell’edilizia popolare. «I lavori sono in fase di ultimazione - spiegano Mario Cesari, presidente di Tavazzano nuova e Leonardo Mecca, presidente di Edilcoop -, la consegna è prevista per il 2010, c’è la possibilità di accedere a un mutuo conveniente attraverso le cooperative, inoltre ci sono ancora dei posti disponibili. Ogni appartamento avrà un contabilizzatore per il riscaldamento e l’acqua, si pagherà solamente quello che si consumerà». Il nuovo complesso edilizio, però, sarà costruito rispettando le caratteristiche rurali del passato. «Abbiamo tenuto conto dell’esistenza della cascina e abbiamo cercato di mantenere la sua struttura - spiegano Cesari e Mecca -. Per esempio, abbiamo mantenuto i pilastri esterni, le zone con una copertura a nido d’ape tipiche delle cascine lombarde, mentre l’aia è stata mantenuta quasi intatta». Le due cooperative hanno già registrato un buon numero di richieste, soprattutto da parte dei giovani tavazzanesi.L’amministrazione comunale aveva messo in vendita il vecchio complesso attraverso un bando di gara, per un costo di 701mila euro. Il comune aveva poi imposto ai vincitori del bando alcuni parametri da rispettare, legati al costo delle abitazioni e ai criteri di recupero della cascina.Tavazzano nuova ed Edilcoop hanno già realizzato diversi interventi a Tavazzano. In particolare, Tavazzano nuova (prima con il nome di Nuova Tavazzano e poi come Acli) ha costruito alloggi e villette a schiera in via Fratelli Rosselli e via Ada Negri. Edilcoop, invece, ha realizzato villette e appartamenti in via Grandi e via Aldo Moro, a cui si aggiungono altri progetti sul territorio, da Castiglione a Massalengo.
Fonte: Il Cittadino

venerdì 6 febbraio 2009

Via libera dalla giunta per il pieno recupero di tre borghi agricoli

Carpianello, Cascina Montone e Mezzano voltano pagina.

Disco verde per il recupero di una terna di borghi agricoli di San Giuliano: Carpianello, Cascina Montone e Mezzano si preparano a voltare davvero pagina. In ciascuno di questi agglomerati lo schema prevede la ristrutturazione dei complessi esistenti che porteranno nuovi agglomerati urbani in aree dove la comunità nel tempo si è ridotta. Nelle scorse settimane, dopo un primo passaggio in commissione urbanistica, l’esecutivo di centrosinistra ha adottato la terna di Piani di recupero, che punta al mantenimento delle cascine, nonché alla valorizzazione di alcuni “gioielli”, come le chiese di Carpianello e Mezzano, con uno sviluppo urbanistico che dovrebbe essere in armonia con la struttura architettonica dei borghi di un tempo. In particolare, per quanto riguarda il vecchio tratto di Carpianello, è previsto il recupero del mulino, a cui si aggiungono gli interventi per ripristinare l’agibilità della chiesetta, nonché la demolizione e «fedele ricostruzione» della cascina, senza incrementi volumetrici, e la sistemazione delle sponde delle due rogge, dove sono state ventilate anche iniziative di fitodepurazione. Con il passaggio ufficiale della giunta è stato così recepito il progetto avanzato nei mesi scorsi dalla proprietà dell’area, che si è fatta avanti con il comune, presentando un disegno che punta al recupero. Anche per la frazione di Mezzano si apre una nuova pagina, che porterà circa 200 cittadini nel pregiato tratto che sorge tra una sequenza di coltivazioni. Oltre alla ristrutturazione complessiva del borgo, si prospetta la realizzazione di una struttura dedicata a museo e attività convegnistica, mentre al fine di tutelare il tratto urbano dal passaggio di traffico, viene annunciato uno spanciamento dell’arteria principale - che collega Melegnano alla Provinciale 164 -, mentre il segmento interno verrà utilizzato come collegamento tra gli edifici della zona, dove è previsto un incremento edificatorio, che porterà a Mezzano circa 400 nuovi residenti. Inoltre, si prospetta anche un ampliamento del quartier generale della nota associazione Aibi (Amici dei bambini) che, vista l’ampia portata delle attività in corso, si è fatta avanti per chiedere al comune il permesso di estendere i propri spazi.

Il nuovo piano porterà inoltre una serie di interventi concentrati sulla chiesetta, quale elemento di pregio per il tratto abitato locale. «Per il momento - spiega il sindaco Marco Toni -, come giunta abbiamo proceduto con l’adozione dei piani, a cui seguirà, non appena scaduti i tempi previsti per legge, un secondo passaggio per l’approvazione. Era nostro obiettivo recuperare e dare continuità ai borghi e ai vecchi edifici che li corredano, pertanto abbiamo proceduto con lo strumento dei Piani di recupero».
Fonte: Il Cittadino

venerdì 14 novembre 2008

Un residence al posto di cascina Ronco


La storica struttura rurale del Cinquecento potrebbe essere convertita in abitazioni: l’amarezza della famiglia Villa.A rischio l’attività dell’azienda agricola ospitata nel complesso.

Su cascina Ronco pesa come un macigno il possibile futuro a scopo residenziale dell’area su cui sorge lo storico complesso rurale: un’operazione immobiliare che rischia di schiacciare l’unico esempio rimasto sul territorio sandonatese di cascina perfettamente funzionante. La famiglia Villa, imprenditori che da oltre 70 anni mandano avanti l’attività in piena sintonia con una lunga tradizione, conta sulla solidarietà delle associazioni e di tutti gli affezionati al pregiato angolo dove è protagonista la struttura che sorge ai confini del Parco Agricolo Sudmilano, rimanendo però per una manciata di metri, fuori dalla fascia protetta.
«Purtroppo tra le ipotesi edificatorie che si profilano su Poasco è stata ventilata anche l’idea di coinvolgere la cascina - spiega con rammarico Alessandra Villa -: lo dimostrano del resto i verbali di un incontro del comitato incentrato sulle prospettive future per la frazione. Recentemente abbiamo avuto anche una visita da parte della Soprintendenza, che sembra abbia mostrato una certa apertura riguardo la possibile approvazione di un nuovo progetto: basta che non venga stravolto l’impianto architettonico». Ormai i cancelli dell’edificio che per lungo tempo ha rappresentato un luogo di aggregazione, sono chiusi al pubblico dall’aprile scorso, così come richiesto dalla proprietà, a seguito di una serie di perizie. Proprio in quel periodo tornarono ad alzarsi alcuni decisi segnali di allarme, così come era avvenuto in passato, quando circa 4mila cittadini di San Donato si unirono in una petizione per la salvaguardia della cascina cinquecentesca, che rappresenta un patrimonio storico per questo tratto di Sudmilano. Ma se l’emergenza degli anni scorsi è poi rientrata, in questo caso sembra che il domani del gioiello sandonatese sia appeso ad un filo, ricco di incertezza. Non tanto per le aree agricole circostanti, che verranno comunque tutelate, quanto soprattutto per la struttura che da alcuni secoli rappresenta un pregiato punto di riferimento per Poasco, i cui trascorsi si specchiano nella storia del vicino tratto meneghino di Chiaravalle. Tra gli elementi di particolare valore, figura il mulino ancora funzionante, che dopo alcuni interventi di ristrutturazione è stato recentemente riattivato, rivelando solidi ingranaggi, che hanno attirato l’attenzione di appassionati di storia locale, ma anche l’interesse di personaggi che hanno memoria dei tempi andati. Questi i motivi per cui la famiglia Villa, che ha dimostrato negli anni un’affezione particolare alla cascina, di fronte all’idea che il complesso rurale si trasformi in appartamenti, non nasconde la sua grande amarezza.
«In attesa di avere notizie più sicure sulle intenzioni della proprietà - conclude pertanto Alessandra Villa, che appare determinata -, non escludiamo iniziative che tornino a tenere alta l’attenzione della cittadinanza sui grossi rischi che sta correndo cascina Ronco».
Fonte: Il Cittadino