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giovedì 5 febbraio 2009

Melegnano - «Quella facciata doveva essere salvata»

Interviene l’ente di tutela milanese: «La soprintendenza aveva chiesto di mantenere i muri perimetrali«. Il sindaco: «Scelta nostra».Italia Nostra contro l’abbattimento dell’edificio in Largo Crocetta.

«Lo storico stabile di largo Crocetta? Demolito seppure la soprintendenza avesse suggerito di mantenere almeno i muri perimetrali. Ma ora vogliamo che il nucleo urbano del Borgo sia tutelato». Ad affermarlo è Luca Carra, presidente milanese di Italia nostra, e l’edificio abbattuto nel cuore del Borgo torna a far parlare di sè. Stiamo parlando del caseggiato compreso tra largo Crocetta e via San Martino, al cui posto sorgeranno nuovi complessi residenziali, attività commerciali e box interrati. Sin da subito, però, la decisione di demolirlo è stata osteggiata da Rifondazione comunista e dalle associazioni ambientaliste del Sudmilano. Sta di fatto che, dopo il via libero definitivo della giunta comunale, nella prima decade di gennaio hanno preso il via i lavori per l’abbattimento dello stabile abbandonato. Ora però, ad intervento ormai ultimato, ecco l’ennesimo colpo di scena. Perché proprio in questi giorni Italia nostra, associazione ambientalista del territorio, ha inviato una lettera alla soprintendenza milanese. «Nulla si è salvato del complesso di largo Crocetta - attacca il presidente Carra nella lettera, recapitata anche all’assessore regionale al territorio Davide Boni e a Pietro Mezzi, ex sindaco di Melegnano ed oggi assessore provinciale al territorio -. Non si è salvato l’affresco con la grande crocifissione, e non si sono salvati neppure i muri perimetrali ancora in buono stato di conservazione, che una lettera della soprintendenza datata 18 novembre aveva invece suggerito di mantenere». Pur non vincolando l’edificio, con una lettera inviata a palazzo Broletto nella seconda decade di novembre, la soprintendenza aveva invitato l’amministrazione «a valutare l’opportunità di concordare un piano di recupero che eviti la cancellazione almeno della parte anteriore sulla strada». «Eppure - incalza Carra nella lettera -, dei suggerimenti della soprintendenza al comune, compreso quello che si evitassero rialzi di quota, palazzo Broletto non ha fatto alcun cenno all’opinione pubblica, limitandosi a riferire che l’immobile non era sottoposto a tutela». Ma ora Carra alza la voce: «A questo punto, quindi - sono le sue parole -, chiediamo alla soprintendenza di fare tutto il possibile affinché sia tutelato l’intero nucleo urbano del Borgo e, nello specifico, che si abbandoni il progetto approvato per ricostruire almeno il fronte strada con gli allineamenti e le forme che aveva in precedenza, con i propri profili, e pendenze del tetto, senza rialzi di quota. Evitando torri similmedievali come quelle prospettate, del tutto fuori luogo, attici con terrazzi, portici e balconcini sul lato di via San Martino. L’obiettivo - conclude - è di rispettare l’organizzazione settecentesca di quella zona, già ben connotata nelle carte del catasto teresiano». Sulla vicenda prende posizione il sindaco di Melegnano Vito Bellomo. «Con la sua lettera del 18 novembre - commenta Bellomo - la soprintendenza ha affermato che non sono ravvisabili gli estremi di interesse particolarmente importante, idonei a motivare l’avvio di un eventuale procedimento di vincolo storico-artistico». Quanto invece ai suggerimenti giunti dalla soprintendenza, la mia amministrazione ha ritenuto di non recepirli, come del resto era nel suo diritto. Del resto, il testo di metà novembre era molto simile a quello recapitato a marzo 2008 a Tommaso Rossi, capogruppo consiliare di Rifondazione comunista. Perciò, queste polemiche mi sembrano del tutto strumentali. Cambiare il piano di recupero nella parte su via San Martino? Non ne vedo il motivo, dal momento che abbiamo agito nella piena legalità e con i pareri positivi di tutti gli enti competenti. I lavori di scavo, comunque - rivela -, saranno verificati da un archeologo, come richiesto dalla soprintendenza. Ad ogni modo, prendo atto che associazioni apparentemente apolitiche fanno invece politica attiva. E questo lo considero a dir poco inaccettabile. Anche perchè - ribadisce Bellomo - Italia nostra non mi ha mai consultato per chiedere chiarimenti sulla questione».

Fonte: Il Cittadino

giovedì 8 gennaio 2009

Bertonico - Centrale, sottovalutato il rischio NOx

Bertonico - La costruzione dell’impianto potrebbe esasperare una situazione già critica, la Lega nord chiede più garanzie.Italia Nostra lancia l’allarme sugli ossidi di azoto presenti nell’aria.

A furia di parlare di polveri sottili, i lodigiani si sono dimenticati degli ossidi di azoto, chiamati anche NOx. Si tratta di inquinanti che danneggiano sia la salute che la vegetazione, la costruzione di una nuova centrale nell’area ex Gulf a Bertonico potrebbe peggiorare la situazione e far lievitare le particelle.A lanciare l’allarme è l’ingegner Giovanni Zenucchini, segretario della sezione di Brescia di Italia Nostra, ormai da tempo impegnato nel monitoraggio della qualità dell’aria in tutta la Lombardia. A quanto sembra quello degli NOx è un problema sottovalutato in tutta la regione, poiché nessuna provincia rispetta i limiti previsti per legge.Nel 1999 la Comunità europea ha fissato una serie di regole piuttosto rigide, indicazioni che l’Italia ha recepito nel 2002. Il limite fissato per gli ossidi di azoto è di 30 microgrammi per metro cubo. Anche a Lodi si supera di gran lunga la soglia di allarme, l’ingegner Zenucchini ha calcolato una media sulla base delle centraline Arpa diffuse sul territorio: nella città di Lodi la concentrazione di NOx è passata da 98 microgrammi al cubo del 2005 ai 97 del 2006, fino ad arrivare ai 91 del 2007; una curva in discesa che si è verificata anche a Tavazzano, con 72 microgrammi nel 2005 scesi poi a 60 e 59. Per quanto riguarda Codogno, gli ossidi di azoto sono arrivati a quota 89, 94 e 86. Secondo quanto riferito dall’associazione, lo scorso anno la Lombardia ha raggiunto una media pari a 86,3 microgrammi, più del doppio rispetto alla legge. La punta massima è stata toccata dalla centralina di Dalmine, nel Bergamasco, con 163 microgrammi.«Anche il piano energetico regionale valuta l’inquinamento sulla base di NOx e CO2 - fa sapere Italia Nostra -, il fatto è che in molte province non è tenuto in debita considerazione». La Lega nord, in modo particolare l’ex vicesindaco di Castiglione Alfredo Ferrari, chiede più garanzie e spera che la provincia chieda a Sorgenia di installare a Bertonico tutte le tecnologie in grado di proteggere i polmoni dei cittadini. Dal canto suo la provincia sta spettando che il ministero convochi l’Aia per definire le condizioni di esercizio dell’impianto: «Naturalmente ci interessano tutte le proposte in grado di migliorare la qualità dell’aria - dice l’assessore all’ambiente di palazzo San Cristoforo, Antonio Bagnaschi -, tutto quello che può essere utilizzato per abbattere le emissioni lo chiederemo. È proprio per questo motivo che stiamo aspettando la convocazione del ministero, dopo che abbiamo scritto due lettere».

Fonte: Il Cittadino

sabato 22 novembre 2008

Santo Stefano, la denuncia di Italia Nostra: «Cancellata l’oasi naturale per fare villette»

«Non è questo il Lodigiano che vogliamo: è stata distrutta un’oasi naturale per dare spazio, ancora una volta, a case e villette».

La denuncia arriva dal consiglio direttivo della sezione lodigiana di Italia Nostra: sotto accusa c’è quel che sta accadendo a Santo Stefano, precisamente nell’area del Fughino, canale che rappresenta l’ultimo tratto della roggia Abbadessa che va ad immettersi nel colatore Gandiolo. Un canale, quello del Fughino, che Italia Nostra ricorda come una vera e propria oasi naturale, corso d’acqua dai numerosi meandri e dalla ricca vegetazione. «Risale a circa metà degli anni Novanta la scelta, pesantemente contestata dalle associazioni ambientaliste ma sostenuta da forti interessi economici, di tombinare il Fughino e di abbattere le querce secolari presenti sul canale», ricorda Italia Nostra. La quale, peraltro, lega la sua preoccupazioni a motivi di attualità. «Recentemente è stato tombinato un nuovo tratto del Fughino - dichiarano Italia Nostra - e sono in corso attività edilizie all’interno delle fasce di rispetto che non solo, nell’immediato, ostacoleranno la realizzazione di percorsi alternativi per smaltire le piene, ma impediranno definitivamente futuri interventi di rimozione delle tombinature eseguite e di ripristino e valorizzazione della rete idrografica». La denuncia è già stata portata all’attenzione del comune, che esclude però la presenza di qualsiasi illecito. «La tombinatura contestata da Italia Nostra risale ad un paio di anni fa ed è stata effettuata in risposta ad una situazione di pericolo immediato - interviene l’assessore all’urbanistica Enrico Curati-. Il fluire dell’acqua aveva praticamente eroso tutta la zona di scarpata». Del tutto conformi alle norme del vigente Piano regolatore secondo l’assessore, le attività edilizie contestate da Italia Nostra. «Le villette non si stanno assolutamente realizzando nelle fasce di rispetto - prosegue Curati -. La loro edificazione è ad almeno 5 metri dalla tombinatura del Fughino».
Fonte: Il Cittadino