Visualizzazione post con etichetta Cinema e teatro. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Cinema e teatro. Mostra tutti i post

martedì 6 ottobre 2009

Vizzolo - L’auditorium è pronto a tornare a vivere

Per l’auditorium di Vizzolo Predabissi, struttura da duecento posti di fronte al comune di piazza Puccini, è in arrivo la gestione privata. Entro la fine del mese di ottobre il comune passerà le consegne della sala all’associazione culturale milanese “Compagnia del Bel Canto”, che ha vinto la gara per quattro anni di programmazione, sino a fine 2013. La compagnia ambrosiana, nata nove anni fa, promette di portare a Vizzolo teatro drammatico e brillante, concerti di tutti i generi, riduzioni di opere, balletti, iniziative per bambini, spettacoli di cabaret e commedie, corsi d’arte e recitazione aperti ai residenti e al territorio limitrofo. Ma soprattutto il “belcanto” milanese si presenta con la credenziale di imprimere un utilizzo più regolare al centro inaugurato nel 2001, con troppi alti e bassi nello sfruttamento. L’obiettivo è offrire adesso un menù più stabile almeno nei giorni del fine settimana, dal venerdì alla domenica. «Abbiamo pensato che la formula migliore per rilanciare l’auditorium fosse un equilibrio tra spese di manutenzione, che non è chiaramente possibile far pesare tutte su una onlus o un’associazione, pena la diserzione di qualunque gara, e compartecipazione del comune agli utili sui biglietti - spiega l’assessore allo sport e tempo libero Antonio Bonito -. Per cui abbiamo studiato la seguente soluzione: collocare le spese straordinarie a carico dell’ente pubblico e le uscite ordinarie, cioè le utenze, sempre nella parte di competenza comunale fino a un massimo di diecimila euro l’anno. Oltre i diecimila, interviene il privato. La compagnia (che è andata in scena, fra molte altre occasioni, alla Villa Reale di Monza e al teatro delle Erbe di Milano) per contro si impegna a girare al proprietario, in questo caso l’amministrazione pubblica, il 16,5 per cento degli incassi con un minimo garantito a nostro favore di cinquanta». Nel capitolato, ormai siglato e quindi prossimo a passare alla fase operativa con la prima rassegna stagionale, ci sono anche clausole di tipo non finanziario, prima fra tutte il diritto da parte del comune a poter disporre totalmente della struttura per dieci giorni all’anno, ed a revisionare la scaletta delle iniziative prima di dare il nulla osta. Infine la domanda che aleggiava dieci anni fa, prima del taglio del nastro: arriverà anche il cinema? «Non è nelle previsioni - fa chiarezza ancora Bonito -, mancano le attrezzature necessarie per la proiezione. Inizialmente quindi si punterà su musica e teatro».Fonte: Il Cittadino

martedì 15 settembre 2009

Pochi come lui: Morto Patrick Swayze, il divo di "Dirty Dancing"



L'attore americano Patrick Swayze, diventato un sex-symbol di Hollywood con film come "Dirty Dancing" (Balli Proibiti) e "Ghost", è morto in California dopo una lunga battaglia contro il cancro al pancreas. Aveva 57 anni. Swayze era stato informato nel gennaio 2008 dai medici che era malato di cancro e che aveva probabilmente poche settimane di vita. L'attore si era sottoposto a chemioterapia e per alcuni mesi la sua salute era apparsa migliorata, al punto che Swayze aveva ricominciato a lavorare interpretando l'agente dell'Fbi Charles Baker nella serie televisiva "The Beast". Ma all'inizio del 2009 le sue condizioni si erano di nuovo aggravate dopo che il cancro aveva raggiunto anche il fegato.
Nato a Houston, in Texas, il 18 agosto 1952, figlio di una coreografa, Patrick Swayze aveva cominciato la sua carriera artistica come ballerino studiando danza a New York, dove aveva anche partecipato al musical "Grease". Il primo successo era giunto nel 1985 con la serie tv "Nord e Sud", ambientata all'epoca della Guerra civile americana. Ma la fama era giunta improvvisa nel 1987 con il film "Dirty Dancing" dove interpretava il ruolo di un istruttore di danza ribelle e onesto. Swayze aveva ricevuto una candidatura ai Golden Globe per la sua interpretazione. Nel 1990 la sua popolarità era stata consolidata dal film "Ghost", con Demi Moore e Whoopi Goldberg, nel ruolo di un defunto che cerca di comunicare con la compagna con l'aiuto di una medium. I due ruoli avevano mostrato Swayze nel ruolo di sex-symbol e nessuno si era stupito quando la rivista People lo aveva proclamato nel 1991 "Uomo più sexy" dell'anno.
Negli anni successivi l'attore non era riuscito a trovare ruoli altrettanto brillanti. L'attore aveva avuto per alcuni anni problemi con l'alcol ma il suicidio della sorella Vicky (per overdose) lo aveva indotto a farsi curare. Nel 2003 aveva preso parte al musical "Chicago" e nel 2006 a "Guys and Dolls". Era stata la malattia a riportarlo alla ribalta della cronaca, con la moglie Lisa Niemi (che conosceva fin da ragazzo) sempre al suo fianco nella battaglia contro il cancro.

venerdì 4 settembre 2009

Un bel film da rivedere - "Come eravamo"



Come eravamo è un film del 1973 diretto da Sidney Pollack e interpretato da Robert Redford e Barbra Streisand.Si può collocare nel genere delle storie d'amore ambientate su uno sfondo di grandi avvenimenti storici come anche La mia Africa e Havana, firmati dalla stessa coppia attore-regista (Redford-Pollack).
Ottiene l'Oscar per la miglior colonna sonora e la miglior canzone (The Way We Were di Marvin Hamlisch). Al botteghino è un grande successo e contribuisce (con La stangata, sempre del 1973) all'affermazione definitiva di Robert Redford come divo del firmamento hollywoodiano.

Benigni infiamma la festa Pd

Seduti uno a fianco all’altro allo spettacolo di Benigni, Pierluigi Bersani e Dario Franceschini si godono uno dei rari momenti di serenità di queste settimane. «Robertaccio è riuscito a mettervi insieme...». «Sì. Faccio l’accordo unitario su di lui e non ci ritiriamo», propone Franceschini. E Bersani: «Della serie, vai avanti tu che mi viene da ridere... ». Chiacchiere e sorrisi a beneficio dei fotografi, accanto all’ex ministro c’è anche la riservatissima moglie Daniela. Roberto li aspetta al varco, i due candidati. Arriva parlando in genovese, «Belin», e punta subito dritto sulle escort di Berlusconi: «Paganelli, se dicevi che era un festino veniva Silvio direttamente da Villa Certosa con Alinghi». «Eh, Bersani, che record, abbiamo perso 4 milioni di voti, e Veltroni fra un po’ scriverà il libro “io” perché non c’è più nessuno. Bisogna che non si arrivi sotto il 2%, ieri mi sono iscritto e ero il 15esimo». «E poi quello che ci ha dato la linea è Fini, mentre Bersani l’ha data a quelli di Comunione e Liberazione...». «Da chi ci facciamo guidare. Da Pierluigi, Ignazio o da D’Addario? Quando sente questo nome Berlusconi trema... ». «Sì, si è un po incattivito, ha venduto Kakà e ha comprato Feltri: costa meno e sulle punizioni è molto piu bravo... e poi le veline su Boffo, lui ha avuto la solidarietà del Papa, Feltri quella del Papi».«Di veline ne ha tantissime, è un vizio di famiglia, ne ha tantissime anche su Bersani e Franceschini, vedrete cosa uscirà. Silvo ha fatto bene a denunciare Repubblica e Unità, devono smettere di andare in giro a scrivere cose vere, se fossero false... ». E poi le feste: «Silvio perchè non mi inviti alle feste, alle orge con i vestiti di babbo Natale, tutti ignudi. Fede è stato beccato a fare l’amore con una pecora gonfiabile». «Ma io non voglio parlare dei fatti privati di Silvio, tipo la Costituzione, il lavoro, quelli sono fatti suoi, io parlo dei fatti pubblici, le mignotte». «Silviooo!! Dammene una di porcellona a cinque stelle!!», è il grido di Robertaccio. «Ci sono le registrazioni e lui giura sui suoi figli che non è vero. Mi chiedo di chi sono i figli... ». «Ha paura», scherza Benigni. «Adesso non vuole che parlino nemmeno i portavoce dell’Europa. Ma quelli sono portavoce, come fanno a stare zitti?». L’Unità: «Ha fatto causa perché hanno scritto che ha problemi di erezione. Silvio non ti preoccupare, ce li ho anch’io. Come farà a dimostrare davanti al giudice che non ha problemi? È difficilissimo avere un’erezione davanti al giudice, io una volta c’ho provato... ». E Noemi? «Ha detto che il babbo era l’autista di Craxi, poi il cuoco di Berlinguer, poi l’idraulico di De Gasperi. Era così arrapato che ha fatto il conto alla rovescia con le candeline, appena ha compiuto 18 anni... non si teneva con questa potenza sessuale impressionante... ». E le farfalline? «Ormai l’Italia è piena, Piero Angela ha fatto una puntata speciale di Super Quark... ». «E poi le fa diventare assessori o le manda in Europa, e le paghiamo noi. Ma Silvio con tutti i soldi che hai perché non le paghi tu?». «Vuol passare alla storia come Quinto Fabio Massimo, Silvio il trombatore». E Feltri? «Adesso ha una registrazione di Prodi del ‘71 con le gemelle Kessler e dice “Aspettami sul letto di De Mita”, e Bersani innamorato di Pupo che molesta la moglie col cellulare di D’Alema... ».Fonte: L'Unità.it

domenica 19 luglio 2009

MANDELA DAY: MAXI CONCERTO A NEW YORK


NEW YORK - Un maxi-concerto per festeggiare Madiba, "l'uomo più amato al mondo", colui che "ci ha insegnato che anche l'impossibile può avverarsi". Sul palco del Radio City Music Hall, a rendere omaggio a Nelson Mandela in occasione del suo 91/o compleanno, sfilano star di Hollywood e della musica, da Morgan Freeman a Gloria Gaynor, da Aretha Franklin a Steve Wonder. Rompe per un buona causa, quella per la lotta all'Aids, la promessa di non esibirsi più in pubblico fino a quando il marito sarà presidente della Francia: Carla Bruni, la first lady francese, canta accompagnata da Dave Stewart Blownin in the wind di Bob Dylan. A interrompere le oltre ore di musica in onore di Mandela è il presidente americano Barack Obama che, con un videomessaggio, gli fa gli auguri e lo ringrazia per tutto quello che ha fatto. Grande assente alla festa è proprio il festeggiato, l'ex presidente del Sud Africa, che comunque non fa mancare il proprio sostegno e, introdotto da Freeman, illustra con un videomessaggio lo scopo del Mandela Day, che da quest'anno verrà festeggiato ogni 18 luglio: "Non è un giorno di vacanza ma una giornata per dedicarsi agli altri". O almeno dedicare loro - questo il motto - 67 minuti per vedere "quello che possiamo fare, per lasciare un'impronta". 67 sono gli anni di lotta sostenuti da Mandela contro l'apartheid. Unico italiano a esibirsi è Zucchero, che canta 'You are so beautiful': Zucchero é l'unico degli artisti della serata ad aver partecipato a tutti i concerti dell'organizzazione 46664 (il numero di matricola di Mandela durante la sua detenzione) da quando hanno preso il via in Sud Africa agli inizi del 2000. Ad aprire la festa per Mandela è Whoopy Goldberg che, dopo una breve introduzione, lascia spazio al Coro di Soweto che si esibisce in 'Gimme hope Joanna', brano di diversi decenni fa bandito in Sud Africa ma in testa alle classifiche inglesi per alcune settimane. La prima artista a salire sul palco è Gloria Gaynor che, avvolta in un lungo abito fucsia, si esibisce prima in 'I will survive' e poi in 'Happy days'. "E' un onore essere una piccola parte di questo grande evento per una persona straordinaria: Mandela, l'unico a poter ispirare il mondo", spiega Gaynor alla platea. Si esibiscono poi Yvonne Chaka Chaka (che canta 'Man of the world') e Will I. Am (Sos e It's a new day). Spetta all'attore Forest Whitaker presentare "una star europea che ha venduto oltre 2 milioni di dischi" e ora conosciuta "anche come First Lady di Francia", Carla Bruni. L'ex modella, con in braccio la chitarra, sfoggia un sobrio completo pantalone nero e canta prima in francese ('Quelqùun m'a dit') e poi in inglese ('Blownin in the wind'): una performance la sua al termine della quale Nicolas Sarkozy, presente fra il pubblico, si alza orgoglioso ad applaudire. Josh Groban, Queen Latifah e Baaba Maal (che canta 'With my own hands' di Ben Harper) si alternano fra gli applausi del pubblico. Un'ovazione arriva con l'ingresso in scena di Morgan Freeman, che introduce il videomessaggio di Mandela. "Non può viaggiare ma ci teneva a inviarci un messaggio per spiegare lo scopo del Mandela Day - spiega l'attore -. Nei film ho interpretato il presidente degli Stati Uniti, Dio. Ma quella di Mandela è una storia vera, quella di un uomo che ha trascorso 27 anni in prigione e ve ne è uscito senza rancore". Chiudono lo spettacolo la 'regina del Soul' Aretha Franklin e Steve Wonder che, prima di cantare, ricorda la famiglia del suo amico Michael jackson, scomparso lo scorso 25 giugno. Fonte: Ansa.it

venerdì 26 giugno 2009

Sandonatopoli vuole ricordare Michael Jackson e Farrah Fawcett

Michael Jackson, il bambino prodigio diventato Re del Pop senza mai diventare veramente adulto, è morto giovedì a Los Angeles per un arresto cardiaco. Aveva 50 anni.Il genio musicale che sognava di imitare Peter Pan è morto così come era vissuto: in modo drammatico. Una squadra medica chiamata d’emergenza nella sua abitazione a Bel Air ha trovato il medico personale di Jackson intento a rianimarlo, senza successo. I paramedici hanno portato il cantante, che appariva in condizioni disperate, all’Ucla Medical Center dove per oltre un’ora un team di medici ha cercato di far ripartire il suo cuore. Alle 14.26 locali si sono arresi: Michael Jackson è stato dichiarato morto. Nel frattempo all’ospedale erano giunti diversi familiari del cantante mentre i media e i fans si accampavano all’esterno del centro medico in attesa di notizie. La conferma della morte ha provocato reazioni immediate nel mondo dello spettacolo. «Sono sconvolta», ha detto la ex moglie Lisa Marie Presley. «Sono devastata», ha reagito la sua grande amica Liz Taylor. «La sua musica vivrà per sempre», ha commentato Madonna.I suoi fans, molti in lacrime, si sono radunati davanti all’ospedale di Los Angeles dove è morto, e davanti alla modesta casa a Gary (Indiana) dove nacque. Centinaia di ammiratori si sono raggruppati a New York, ad Harlem, davanti all’Apollo Theater cantando in coro le canzoni più famose del leggendario artista della mano guantata e del MoonWalking.Michael Jackson aveva venduto nella sua carriera oltre 750 milioni di dischi e conquistato ben 13 Grammy stabilendo con 'Thriller primati su primati di vendite. Il suo indiscusso genio musicale era stato rovinato però dalle stranezze della sua vita privata - dalle operazioni multiple di chirurgia plastica alla sua preferenza per la compagnia dei bambini - che lo avevano fatto diventare bersaglio di accuse di molestie sessuali e imputato di un clamoroso processo nel 2005 per presunti abusi ai danni di un minorenne. L'assoluzione gli aveva fatto evitare il carcere ma la sua carriera musicale era stata gravemente danneggiata mentre le spese stravaganti gli facevano sfiorare allo stesso tempo la bancarotta.Il tour mondiale in programma dal mese prossimo a Londra doveva essere il suo biglietto di ritorno nel Gotha musicale e, con gran parte dei biglietti già venduti, il suo recupero della tranquillità finanziaria. Aveva affittato due mesi fa la casa a Bel Air dove ieri ha subito l'arresto cardiaco per motivi ancora da stabilire. Una autopsia in programma oggi dovrebbe dare qualche indicazione sulle cause della morte. La polizia di Los Angeles ha aperto una inchiesta sottolineando però di non avere per adesso alcun elemento di sospetto.Per due mesi si era impegnato con intensità nelle prove dello spettacolo in uno studio di Los Angeles, dove danzava e cantava per sei ore al giorno «con grande determinazione» anche se fisicamente «appariva un pò fragile», hanno raccontato alcuni testimoni. Ma l'ex re del Pop sembrava determinato a tornare a far parlare di sè, dopo molti anni, solo per il suo talento musicale. Una speranza svanita tragicamente.

Farrah Fawcett se n’è andata per sempre ieri, a sessantadue anni. Per una strana beffa del destino l’angelo della nota serie televisiva, si è spenta a Los Angeles, nell’ospedale dove era ricoverata.Erano anni che lottava contro il cancro al colon: lo aveva raccontato in un documentario dal titolo “Farrah’s story”. Eppure nelle ultime settimane le sue condizioni erano peggiorate, fino a precipitare in modo irreversibile. Nonostante questo, nonostante gli amici si fossero avvicendati per un ultimo saluto, nonostante la presenza di un sacerdote pronto a dare l’estrema unzione,aveva ugualmente deciso di sposare il compagno di una vita, Ryan O’Neil, lì con lei sempre, a vegliarla giorno e notte per quindici giorni. E’ commovente come la vita segua da vicino il copione del famoso Love story, di cui O’Neil è stato protagonista negli anni Settanta. Ancor più commovente che una donna sul punto di morte, risponda con un atto vitale. Con qualcosa come una promessa di matrimonio che parla di vita: una vita, tutta, da passare insieme.Ci sono notizie che travalicano i fatti di cui parlano. Eventi che fanno da eco a qualcosa che si agita al buio, dentro ciascuno di noi.E’ difficile parlare della morte.Più facile affidarsi alle mediazioni dell’arte: a commoventi film sull’eutanasia come Le invasioni barbariche, alle ipotesi irreali ma consolatorie di libri come Le intermittenze della morte di Saramago, oppure sentirne la portata tragica tra le righe dei più grandi: da Dostoevskji a Faulkner, da Beckett e Bellow, passando per Céline… potrei continuare, ma l’elenco sarebbe fin troppo lungo.Nella vita, quella vera, quella di ogni giorno, della morte non si parla mai. La si schiva. La si scansa con un gesto, un rapido sali e scendi della glottide, una sospensione della frase. Si trovano le perifrasi più delicate per accennarvi, prima di passare ad altro: quando non ci sarò più, quando sarò andato, quando non darò più notizie…La morte sta tra le lancette degli orologi, nelle pause. E’ il grande sottinteso di ogni discorso, di ogni paura, di ogni progetto futuro. E’ quella cosa che non c’è, pur essendoci sempre.Accompagnare qualcuno fino all’ultimo addio. Capita a tutti prima o poi. Tempo fa ho seguito le fasi finali della vita di mia nonna. Andavo in ospedale, mi sedevo e le tenevo la mano. Era come se camminassimo insieme, ma in quei passi ideali mi sentivo incerta anch’io. Anzi, molto più di lei che aspettava silenziosa. Che sapeva.Negli ultimi mesi s’è parlato molto di termine ultimo. Chi non ricorda il viso di Eluana? Chi non si è chiesto cosa avrebbe fatto al posto di papà Beppino? Chi non si è posto il problema di un proprio testamento biologico?La morte, sia che si tratti di liberazione dalle sofferenze d’una malattia incurabile, sia che arrivi invece in modo naturale, chiede sempre di prendere posizione. Ma lo chiede alla vita. Lo chiede a chi rimane.E’ strano come sedendosi di fianco al letto di una persona amata che sta per andare, per attimi che possono durare giorni, si è uguali, appaiati e uniti davanti a qualcosa che è impossibile immaginare. Uniti su un uscio. Una soglia dove è la vita a diventare più grande di quella che è. Perché tiene aperte tutte le possibilità, anche quelle impensabili. Anche se con passo incerto, la vita risponde alla morte con tutta la sua grandezza. Col suo essere aperta. E’ l’unica cosa che può fare: si decide di sposarsi in punto di morte; a una ragazzina di dieci anni, come la piccola Colby Curtin, viene concesso di vedere, in anteprima mondiale, l’ultimo film della Pixar, Up; a una nonna che chiede insistentemente di sua mamma, quella che vede sul soffitto a farle gesti, a chiamarla a sé, si fa finta di sentirne la voce e si inventa lì per lì, con le lacrime agli occhi, un dialogo d’affetto e d’attesa di cui non si sa niente.Lisbona è città piena di miradouros: luoghi dove sedersi a guardare l’orizzonte. C’è tutta una tradizione lusitana sull’arte quotidiana di far disperdere lo sguardo. Un detto portoghese parla del “vedere le navi dal Belvedere di Santa Catarina”: cioè, dare un’occhiata all’esilio prossimo.E se si è compagni di un ultimo viaggio, si condivide questa visione piena di sgomento, che s’affaccia su qualcosa d’inconcepibile per entrambi. Infinito. Leopardi lo sapeva bene.Però, in quell’attimo si è uguali. Chi va uguale a chi resta: con la coscienza di essere assorbiti in un flusso unico.Un po’ come nella pièce teatrale sul grande matematico indiano Ramanujan, che ho visto mesi fa al Piccolo: siamo desappering number, numeri che scompaiono susseguendosi senza tregua dentro una sequenza infinita e bellissima, giacché il tempo e lo spazio sono continui, non conoscono interruzioni se non quelle che gli diamo noi per convenzione. Gli indiani lo sanno bene, visto “ieri” e “domani” corrispondono ad uno stesso termine: kal. La vita è ripetizione, la morte anche. Il confine, il momento dialettico, è l’oggi.In quel momento di congiunzione, la morte diventa tutto quello che la vita può fare per illuminarla, anche solo per un attimo.Un infinito che risponde a un altro infinito. Chi va uguale a chi resta.Non so dire cosa sia meglio fare per accompagnare qualcuno fino al saluto definitivo, ma so cosa vorrei io: che mi si proponessero viaggi intorno al mondo, che potessi vedere tutti i film di una vita in un solo momento, che venissero tutti gli amici a fare festa… Tutte le porte aperte, insieme, in sincrono perfetto. Direi di sì a tutto.Di una bella raccolta di qualche anno fa, dal titolo significativo Racconti di un giorno che sai, ne ricordo uno in particolare: L’airone. Il resoconto di “un’esperienza sul campo” fatta da Doriano Novi, medico generico. Si descrive l’ultimo attimo della vita come nistagmo: parola usata in medicina per indicare il disperato tentativo di chi, preso da vertigini, cerca con gli occhi il senso dello spazio. Con la coscienza di un volo lì lì da spiccare, le pupille vibrano all’impazzata prima di volgersi altrove per sempre e la voce implora “Tenetemi, tenetemi”.Quest’immagine mi è rimasta in testa per tanto tempo. Mi sono chiesta spesso cosa significasse. Direi di sì a tutto, perché la vita, quella degli altri, in quel breve e vasto attimo si mette in moto limpida, a tutta velocità. E perché lì vieni fuori per quello che sei, sei sempre stato e te ne sei dimenticato. E’ bello che gli altri te ne diano la possibilità. E il “tenetemi, tenetemi”, non è un vano tentativo di non spiccare il volo, ma la volontà di rimanere dentro quelli che restano. Ancora per un po’, come (dis)appearing number. Fonte: L'Unità.it

lunedì 8 giugno 2009

Musical - "BILLY ELLIOT" vince 10 Tony Awards

WASHINGTON - E' il musical Billy Elliot il trionfatore dei Tony Awards, gli Oscar del teatro consegnati ogni anno al City Music Hall di New York.
Lo spettacolo, ispirato all'omonimo film di Stephen Daldry e musicato interamente da Elton John, si è aggiudicato dieci statuette. Il premio assegnato al miglior attore è stato diviso tra David Alvarez, Trent Kowalik e Kiril Kulish, i tre ragazzi che hanno interpretato il protagonista nel corso della stagione.
Billy Elliot aveva debuttato a Londra nel 2005, e prima di arrivare a New York era andato in scena anche in Australia. Tra i premiati anche due 'veterane' del teatro: Liza Minnelli, impegnata con lo show Lizàs at the Palace", e la "Signora in giallo" Angela Lansbury, al suo terzo Tony Award. Fonte: Ansa.it

domenica 24 maggio 2009

CANNES: PALMA D'ORO AL NASTRO BIANCO DI HANEKE

CANNES - Il film Il nastro bianco del regista austriaco Michael Haneke ha vinto la Palma d'oro del 62/o Festival di Cannes.

MIGLIOR REGISTA BRILLANTE MENDOZA
- Il regista filippino Brillante Mendoza per Kinatay ha vinto il premio come migliore regista.

MIGLIOR ATTRICE CHARLOTTE GAINSBOURG - Charlotte Gainsbourg per il film Antichrist di Lars Von Trier è la vincitrice del premio come migliore attrice.
MIGLIOR ATTORE CHRISTOPH WALTZ - Christoph Waltz per il film Inglourious Basterds di Quentin Tarantino è il vincitore del premio come migliore attore.
GRAND PRIX AL PROFETA DI AUDIARD - Il film Un Profeta del regista francese Jacques Audiard ha vinto il Grand Prix.
NESSUN PREMIO PER BELLOCCHIO: "MI SPIACE, MAI TANTI CONSENSI"
Nessun premio per Marco Bellocchio ed il suo film Vincere al festival di Cannes. La pellicola racconta la storia, per certi versi ancora poco nota, della relazione tra Benito Mussolini e Ida Dalser, dalla quale nacque nel 1915, Benito Albino Mussolini, cui il duce diede la paternità. "Mi dispiace che il film non abbia avuto nessun riconoscimento anche perché la reazione del pubblico e della stampa a livello nazionale e soprattutto internazionale è stata estremamente lusinghiera ed entusiastica, mai come per questo film". Sono le dichiarazioni a caldo di Marco Bellocchio, raggiunto telefonicamente dall'ANSA. "Ora il film - ha aggiunto il regista de I pugni in tasca - sta avendo una risposta molto positiva e sta suscitando un dibattito straordinariamente vivace e noi faremo tutto il possibile per sostenere il film in sala".Fonte: Ansa.it

martedì 24 febbraio 2009

'THE MILLIONAIRE' TRIONFA AGLI OSCAR, 8 STATUETTE

Una favola di Bollywood con sentimento, amore e tanta violenza è quella che si è portata a casa stasera al Kodak Theatre di Los Angeles ben otto Oscar tra i quali i più prestigiosi (miglior film e regia). Un film per giunta low budget (costato solo 15 milioni di dollari) che ha sbaragliato un colosso dai piedi di argilla come 'Il curioso caso di Benjamin Button' che ha messo in campo un budget moltiplicato per 10 (ovvero: 150 milioni di dollari). E in 'The Millionaire' di Danny Boyle, il regista inglese di Trainspotting, c'é dappertutto il marchio dell'India, di un mondo legato da sempre alle caste, non ultima quella di un conduttore tv che proprio non ci sta ad essere messo in ombra da un poveraccio che viene dagli 'slum', i sobborghi di Bombay e sta per diventare ricchissimo e famoso più di lui.
Tutto parte infatti in uno studio tv in India dove si svolge 'Chi vuol esser milionario?', format originariamente prodotto dalla tv inglese e poi approdato in tutto il mondo. Stessa sigla di quello di Canale 5, e poi, davanti ad un pubblico sempre più in crescita ed entusiasta, ecco il giovane Jamal Malik (Dev Patel). Un ragazzo di 18 anni che viene dagli slum di Mumbai e sta per affrontare l'ultima domanda, quella che potrebbe fargli vincere la somma di 20 milioni di rupie. Ma il conduttore dello show non ha affatto il carattere bonario di Gerry Scotti: è Prem Kumar (Anil Kapoor), uno che odia questo concorrente venuto dal nulla.
Inoltre, roso dall'invidia, Prem rifiuta di credere che un ragazzo dei quartieri poveri possa sapere tutte le risposte. Arrestato perché sospettato di imbrogliare, Jamal viene così interrogato dalla polizia e, mentre si prepara alla domanda da 20 milioni di rupie, scorrono sullo schermo le immagini di un'India violenta e povera in cui il ragazzo è cresciuto. Tra le violenze subite, anche la morte della madre di religione hindu proprio per mano di una spedizione punitiva di fedeli dell'Islam. E ancora, nel film di Boyle (distribuito in Italia dalla Lucky Red), immagini della vita sofferta di Jamal condivisa con il fratello maggiore Salim (Madhur Mittal) e con il suo grande amore mai davvero dimenticato: la bellissima Latika (Freida Pinto).
In questo film, ha detto il regista in una intervista "ho voluto più abbracciare le contraddizioni dell'India che risolverle". E questo vale anche per i suoi toni melodrammatici: "non so dire se The Millionaire è stato influenzato da Bollywood o ne abbia preso degli aspetti solo di riflesso".
Fonte: Ansa.it

domenica 7 dicembre 2008

OSCAR EUROPEI: TRIONFO PER ''GOMORRA''


Europa sotto il segno di Gomorra:

il film di Matteo Garrone, tratto dal best seller di Roberto Saviano, ha vinto stasera a Copenaghen, alla cerimonia degli oscar europei, gli European Film Awards, tutto quello che poteva vincere: 5 premi su 5 candidature, miglior film europeo, miglior attore (Toni Servillo, in condomino con il Divo di Paolo Sorrentino), migliore regia, migliore sceneggiatura e migliore fotografia. Per i film 'rivali' tra cui Il Divo di Sorrentino, nulla c'e' stato da fare.

''Dedico la vittoria - ha detto Garrone - alle persone che a Napoli stanno come in guerra, cercando di sopravvivere come in una giungla''.

Da 10 anni l'Italia non vinceva il primo premio agli oscar europei, dal '98 della Vita e' bella di Roberto Benigni, e come questo anche Gomorra ha vinto il Grand Prix al Festival di Cannes. Un percorso che sembra portare dritto all'Oscar: il film e' infatti il candidato italiano ed e' gia' considerato tra i favoriti per la cerimonia di Los Angeles del 22 febbraio. ''La cosa che piu' colpisce quando sei nei luoghi in cui ho preparato e girato Gomorra - ha proseguito Garrone - e' che tante persone che vivono li' sono quasi inconsapevoli, non hanno reale coscienza della loro condizione. Sono in una zona grigia dove si confonde legale e illegale e fin quando non si lavorera' abbastanza su istruzione e disoccupazione ad esempio, la camorra continuera' a vivere all'interno di quella realta'. Tanti premi cosi' non me li aspettavo di certo, ma li ritengo una conferma che il film riesce a comunicare emozioni forti anche a chi non e' italiano''.
Gomorra e' un'opera che ormai travalica il cinema, e' un fenomeno che e' riuscito a interessare tanti paesi grazie alla potenza del linguaggio e ai temi trattati, al mondo spietato del 'sistema' camorra cosi' tragicamente realistici. Paolo Sorrentino regista de Il Divo, ha assistito alla vittoria di Garrone quasi con rassegnazione, ''non e' una sfida'' ha continuato a dire. Da Cannes i due film duellano, rivali loro malgrado, entrambi pero' simbolo di riscossa internazionale del cinema italiano, uniti dallo stesso attore, Toni Servillo, che ha vinto il premio per entrambi i film. ''Questo film, come il libro, non puo' cambiare le cose nei territori in mano alla camorra - ha detto Garrone - perche' le cose si cambiano attraverso il lavoro dei politici. Noi abbiamo dato strumenti al pubblico per capire certe dinamiche, il successo del film e del libro ci dimostra che il messaggio e' arrivato. Ma non oltre questo compete a noi''.
Quanto a Servillo, arrivato oggi da San Pietroburgo dove domani sera debuttera' con la trilogia della Villeggiatura di Goldoni, ''non e' stato difficile interpretare entrambi i ruoli di questi film: da una parte e' un caso che io li abbia fatti insieme, dall'altra no perche' con Garrone e Sorrentino condivido - ha proseguito Servillo - un profilo culturale, un orizzonte artistico che ha determinato le mie scelte. Mi fa molto piacere che questi film tornino a occuparsi della complessita' del reale, con un linguaggio molto personale''.
I tanti premi stasera a Gomorra saranno ulteriore veicolo per la distribuzione del film: ne e' convinto il produttore Domenico Procacci che con la Fandango, Rai Cinema e il contributo del ministero per i Beni Culturali ha realizzato il film. Alla cerimonia di premiazione, al Forum di Copenaghen c'erano stasera i principi di Danimarca Frederik e Mary, il commissario europeo Viviane Reding e tanti nomi appartenenti a quel club europeo del cinema di qualita' che e' sostanzialmente la European Film Academy presieduta da Wim Wenders. Oltre che per Gomorra, gli applausi piu' calorosi con standing ovation sono andati alla signora del cinema inglese Judy Danch, premiata alla carriera, e ai fondatori del gruppo danese Dogma guidati da Lars von Trier
Fonte: Ansa.it