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martedì 6 ottobre 2009

Canale navigabile, c’è il nuovo tracciato

Il progetto del canale navigabile torna a far parlare di sé e questa volta, cartina alla mano, persino con un nuovo tragitto su cui far scivolare le merci. Nella giornata di ieri, i “big” che vorrebbero collegare via acqua Cremona e Milano si sono dati appuntamento direttamente sul posto: il presidente della Provincia di Lodi, Pietro Foroni, ha infatti incontrato il leader della Lega nord nonché ministro delle Riforme Umberto Bossi, il sottosegretario Roberto Castelli, il presidente della Regione Lombardia Roberto Formigoni, gli assessori regionali Davide Boni e Raffaele Cattaneo, l’ex ministro alle infrastrutture Lunardi. All’appuntamento erano presenti anche il presidente della provincia di Cremona Massimiliano Salini e i vertici dell’Aipo.Il nome ufficiale del progetto è “Canale navigabile Cremona-Milano”: una volta giunti a Truccazzano, sfruttando il canale Muzza, si proseguirebbe attraverso la Martesana fino a raggiungere la metropoli. Poi, grazie al Naviglio Pavese, il tragitto toccherebbe il Ticino, per rimettersi infine nel Po. Per quanto riguarda il Lodigiano, al vaglio ci sono due possibilità, una delle quali prevederebbe un passaggio nel comune di Maleo, con la realizzazione di un “Canale ponte”. In ogni caso, il percorso proseguirebbe seguendo Turano, Bertonico, Muzza Sant’Angelo, Tavazzano e Quartiano. Un investimento che va dagli 850 ai 911 milioni.La nutrita delegazione che ieri ha scorrazzato su e giù per il tragitto guardando le mappe ha cercato di mettere a fuoco la fattibilità del progetto. «L’opera più concreta e di prossima realizzazione dovrebbe essere la regimazione del Po, per rendere navigabile il tratto Cremona-Foce Mincio - spiega l’ingegner Luigi Mille dell’Aipo -, opera propedeutica alla successiva manutenzione straordinaria del canale esistente Pizzighettone-Cremona, per un costo di 2 milioni e mezzo di euro». Successivamente, si passerà al vero e proprio canale navigabile: gli attuali 14 chilometri dovrebbero essere moltiplicati attraverso un’opera di nuova realizzazione, sfruttando il canale Muzza nella parte finale. Il nuovo canale navigabile terminerebbe così a Truccazzano, in provincia di Milano. A Truccazzano, infine, verrebbe costruito un interscambio modale, con la presenza della ferrovia e con il passaggio in prossimità della tangenziale Est Esterna di Milano.Palazzo San Cristoforo guarda con interesse al “sogno” del canale navigabile, un progetto sostenuto da sempre proprio dal Senatur. «Stiamo parlando di un’opera futuribile - spiega Foroni - che darebbe un grande rilancio economico alla zona padana, oltre ad alleviare le problematiche di trasporto che oggi appesantiscono le strade e le autostrade. Anche gli sviluppi turistici sarebbero dunque notevoli, considerato che queste vie d’acqua lambirebbero zone di grande pregio ambientale, come il Parco Adda ed il Parco Ticino».I lavori potrebbero iniziare nel 2012 e la via d’acqua potrebbe davvero sviluppare il turismo: è previsto l’impiego di motonavi passeggeri e di “house boat” da noleggiare, come da anni si fa in Francia o in Olanda. Lungo il tracciato potrebbero nascere porti turistici e zone ricreative.Fonte: Il Cittadino

domenica 4 ottobre 2009

Sindaci a rapporto per mettere in salvo il “mare dei poveri”

Gli “ecofurbetti” che sono soliti prendere di mira il Lungo Adda tra Lodi e Boffalora potrebbero avere le ore contate. Dopo l’ennesimo cumulo di rifiuti che da settimane cosparge il “mare dei poveri”, il presidente del Parco Adda Sud, Silverio Gori, ha deciso di riunire allo stesso tavolo i sindaci interessati: il sindaco di Lodi, Lorenzo Guerini, il sindaco di Montanaso, Luca Ferrari e il sindaco di Boffalora, Livio Bossi. «A giugno - afferma Gori - avevamo già constatato il problema dei rifiuti, in quell’occasione abbiamo mandato una lettera alle tre amministrazioni per sollevare la questione e sollecitare la pulizia della zona. Il comune di Lodi era intervenuto attraverso l’Astem, ma adesso la situazione è tornata come prima. Non si può andare avanti così, è opportuno trovare una soluzione». Nell’area dove a volte si improvvisano rave party e dove i “bagnanti” trascorrono i week end estivi, la plastica è ovunque. Probabilmente entreranno in gioco diverse proposte, dalla possibilità di posizionare una stanga per impedire il passaggio di veicoli fino all’opportunità di introdurre dei cartelli in diverse lingue per chiedere il rispetto dell’ambiente. «È importante far capire ai cittadini che lungo le rive devono farsi carico dei loro rifiuti e portarli via». Fonte: Il Cittadino

venerdì 2 ottobre 2009

Boffalora - Il “mare dei poveri” diventa la discarica di vacanzieri incivili

Un’oasi di plastica. Al posto del verde si rotola ormai su un tappeto di bottiglie, bottigliette e rifiuti. Lungo le rive dell’Adda, definito un tempo dai lodigiani “il mare dei poveri” nel tratto che si estende tra Lodi e Boffalora, proprio dietro la cava, non c’è pace: ogni anno il cumulo di sporcizia abbandonata dagli “ecofurbetti” (o meglio, dagli incivili) si fa sempre più consistente. Una volta arrivati sul posto, basta proseguire per la piccola strada sterrata che porta in un piccolo boschetto per rendersi conto della situazione. Uno stendipanni fa capolino dall’erba, tutto intorno ci sono borsine di plastica che contengono avanzi di cibo e immondizia. Bottiglie di birra e bottiglie di plastica fanno da contorno, qua e là i resti di falò improvvisati nella notte ricorda ai visitatori le scorribande dei forestieri in cerca di “sballo”. Proprio in questa zona, infatti, più volte si è cercato di organizzare rave party, feste che richiamano centinaia di giovani tra musica sparata a tutto volume e droga. Appuntamenti poi regolarmente sventati dalle forze dell’ordine. L’area rivierasca tra Lodi e Boffalora, inoltre, è particolarmente frequentata durante l’estate: stranieri, lodigiani e numerose famiglie in arrivo dalla metropoli milanese trascorrono il week end sulle rive del fiume. E molto spesso “dimenticano” sul posto spizzichi e bocconi del loro picnic. Invece di portare a casa i rifiuti e ciò che avanza delle grigliate, raccogliendo il tutto in sacchetti di plastica, preferiscono abbandonarli in giro. In ogni caso, in zona non si notano cestini o contenitori, e nemmeno avvisi in diverse lingue per ricordare ai visitatori la buona educazione. L’unico cartello tradotto in inglese, italiano e arabo, è quello che riguarda il divieto di balneazione.Pochi chilometri più in là, sulle rive di Spino, la situazione è molto diversa: proprio all’ingresso dell’area che ospita i “bagnanti”, sono stati posizionati tre cassonetti. Le rive, inoltre, sono state ripulite dopo l’assalto estivo: al di là di qualche pezzetto di plastica, non c’è sporcizia.Fonte: Il Cittadino

giovedì 10 settembre 2009

Distese d’immondizia lungo l’Adda

I soci del gruppo Solidarietà vigilano e riprendono le persone incivili, venendo spesso insultati.Le discariche si estendono tra Comazzo, Zelo e Merlino.

Non sarà un’unica e grande discarica, ma ad aggiungere la costellazione di piccoli spiazzi insozzati dai rifiuti, il risultato è quello di una gigante distesa d’immondizia. Lungo l’Adda, tra Comazzo, Zelo e Merlino, è stato rinvenuto materiale di ogni tipo: materassi, frigoriferi, divani, poltrone, carcasse di tv, bottiglie in vetro, macerie edili. Un ammasso di rifiuti, a quanto pare, già oggetto di rilievo dei vigili urbani nei mesi scorsi, e raccolti anche grazie all’intervento delle associazioni. L’estate ha moltiplicato la spazzatura abbandonata: ora oltre i pericolosi cocci di bottiglie e i sacchi della spesa colmi di ogni schifezza, si trovano barbecue abbandonati e resti alimentari. Nel corso degli accertamenti eseguiti dai vigili urbani di Spino lungo l’Adda (tra Merlino e Comazzo), su segnalazione del gruppo della Solidarietà onlus, sono stati contati più di 130 pneumatici sparsi tra campagna e fiume. Avrebbero anche rilevato altre discariche nella stessa zona. Si tratta di lotti sparsi senza recinzione di proprietà demaniale. «Si sa - commenta Carlo Vatta, esponente del mondo del volontariato locale - che l’inciviltà e la maleducazione purtroppo non hanno mai fine e quindi tutti gli anni siamo costretti nostro malgrado a subire questo scenario. I gitanti lasciano di tutto. Giorni fa ho parlato con alcuni appartenenti ad associazioni ecologiche e naturalistiche i quali sostenevano che le amministrazioni comunali fanno poco o nulla per mantenere la pulizia dei luoghi frequentati nel fine settimana. Io ritengo che non debbano essere soltanto i comuni a intervenire, ma in primo luogo i cittadini, comportandosi in modo educato e rispettoso». Prendendosi anche la briga di richiamare chi inquina. «Io mi sono permesso in modo cortese ed educato di riprendere coloro che lasciavano i rifiuti e le confesso che più di una volta sono stato insultato, eppure continuerò a farlo», assicura Vatta. Forse solo in questo modo, contestualmente alla mano più pesante dal punto di vista dei controlli e delle multe delle forze dell’ordine contro gli inquinatori, sarà possibile riavere gerali e boschi di nuovo puliti.Fonte: Il Cittadino

venerdì 31 luglio 2009

Bertonico - Il ponte senza fine pronto a novembre

Sarà concluso entro novembre il ponte di Bertonico sull’Adda: l’attuale lavorazione ha raggiunto il 65 per cento dello stato di avanzamento programmato, in linea con le indicazioni date lo scorso autunno e con la previsione di chiudere il cantiere il 23 novembre 2009. Chiuso l’iter autorizzativo, il 2010 potrebbe iniziare con la struttura finalmente in funzione dopo ben 15 anni dalla piena dell’Adda che causò nel 1994 il crollo dello storico ponte. Dal cedimento del manufatto esistente, passarono ben sei anni, tra rinvii e polemiche, prima di dare il via libera al cantiere per la realizzazione del nuovo ponte. Nel 2000 finalmente iniziarono i lavori, ma nel 2002 vi fu una prima fermata tecnica a causa dell’alluvione che colpì tutto il bacino dell’Adda. Pochi mesi dopo la ripresa, la ditta appaltatrice Coop Costruttori di Argenta andò in una grave crisi finanziaria conclusasi con le procedure fallimentari e il commissariamento. Nel 2003 l’azienda abbandonò quindi il cantiere a se stesso. Così, Anas riprese in mano tutto l’iter procedurale per avviare il progetto di completamento. La nuova assegnazione avvenne nel 2007 per un importo di 19 milioni di euro, e da allora a lavorare nel cantiere è la società siciliana Tecnis, capogruppo del consorzio Ati Uniter Consorzio Stabile - Csa, che si era aggiudicato la commessa. Ma anche in questo caso, il cantiere partì malissimo: gli oltre tre anni di abbandono avevano portato a un forte degrado degli elementi strutturali già realizzati, e così la Tecnis prima di metterci mano dovette compiere un’approfondita analisi sull’opera già realizzata, con una revisione e una sostituzione di varie componenti strutturali. Di fatto, i lavori ripresero soltanto nell’autunno del 2008, con l’indicazione di una chiusura cantiere nel novembre 2009. Una data per la quale nessuno nel Lodigiano e nel Cremasco avrebbe scommesso un euro. E invece ci siamo.«All’inizio dell’anno abbiamo avuto qualche ritardo causato prima dalla neve e poi dalla pioggia, in primavera - spiegano il direttore lavori Fabrizio Cardone dell’Anas e il direttore del cantiere Alessandro Minniti di Tecnis. - Dopo però abbiamo recuperato in pieno sui tempi previsti, e oggi siamo allineati con i programmi. Se non avremo difficoltà meteo, il ponte sarà finito per il 23 novembre».La settimana prossima inizieranno le gettate di cemento della soletta del ponte, del quale è già stata realizzata l’armatura in acciaio inox: sono otto colate tecnicamente molto difficili per i carichi, da distribuire correttamente sulla struttura, e da svolgere a distanza di una settimana l’una dall’altra. Per fine settembre la pavimentazione grezza del ponte sarà conclusa, e a quel punto non resterà che passare all’asfaltatura e alle finiture superficiali.Il nuovo manufatto è tecnicamente un ponte strallato, in cui la struttura è sostenuta da stralli, ovvero i cavi in tensione che partono dai pennoni alti fino a 70 metri. A campata unica, è il quarto in Italia per lunghezza tra le strutture di questo tipo, circa 400 metri. È largo poco più di 25 metri, con due carreggiate di scorrimento composte da pista ciclabile, corsia d’emergenza e corsia di marcia normale. In mezzo, a separare le carreggiate per tutta la lunghezza, c’è un ampio cassone di quasi due metri che serve per la manutenzione della struttura.«È un’opera che per caratteristiche costruttive e materiali impiegati si pone a livelli veramente alti - afferma Cardone -. Ci sono soluzioni tecniche che sono state ideate appositamente per la manutenzione di questo ponte e materiali presi a prestito da altri rami industriali, per esempio le vernici dei cantieri nautici. E l’opera sarà anche gradevole esteticamente, con colori che sorprenderanno. Ancora pochi mesi e tutti lo potranno ammirare, e soprattutto percorrere. È un’opera in cui Anas non si è risparmiata, e pur con una storia complicata, oggi possiamo essere molto contenti per il risultato ottenuto in questi due ultimi anni».Fonte: Il Cittadino

mercoledì 29 luglio 2009

Un serpente americano e un pitone abbandonati sulle sponde dell’Adda

Magri e affamati. Abbandonati sulle rive del fiume. Sono stati trovati in queste condizioni, a Maleo e Spino d’Adda, un serpente reale della California e un pitone indiano. Nel terrario di casa, così cresciuti ormai non ci stavano più, tantomeno nella valigia. Così i due animali sono stati abbandonati. In un ambiente diverso dal loro, totalmente incapaci di sopravvivere. A essersi accorti della loro presenza due amanti della natura che hanno allertato gli esperti del centro di recupero animali selvatici di cascina Stella, a Castelleone. Dopo essere stati recuperati gli animali sono stati affidati a uno specialista di serpenti che se ne prenderà cura. «Non si tratta di esemplari pericolosi - spiegano da cascina Stella Bassano Riboni e Gianluigi Bertesago -, all’uomo non fanno niente. Anzi, è il contrario. Gli esemplari trovati hanno una lunghezza che va da un metro e 20 a 2 circa. Non sono assolutamente velenosi e aggressivi, anche se sono dei costrittori. Si nutrono di ratti e uccelletti. Abbandonare animali è una cosa riprovevole. Per quanto riguarda quelli esotici, poi, il nostro consiglio è di non acquistarli neanche: prima o poi diventeranno scomodi. La gente si appassiona all’idea di un esemplare esotico da tenere in casa, ma non sa che poi l’animale cresce e quando è il periodo delle vacanze diventa ingestibile. È meglio evitare di comprarlo». La scorsa settimana, sempre a Maleo, hanno trovato un’iguana, era morta di fame. «Poco tempo fa - spiegano i referenti del centro - hanno lasciato un pulcino di allocco sul cancello del Cras: era in un secchio di plastica al sole. Un altro piccolo di allocco è stato lasciato, sempre sul nostro cancello, domenica pomeriggio: questa volta era in un contenitore di cartone senza fori. Poi ci hanno lasciato all’ingresso una garzetta, in un secchio di plastica e 6 piccoli esemplari di gheppio, in un sacchetto dei rifiuti: un biglietto parlava di un ritrovamento a Mulazzano. Erano sei, due purtroppo, per il sole cocente, sono morti. La lista di animali trovati davanti al centro è lunghissima. La gente, invece di lasciarli lì davanti, in condizioni di sofferenza, dovrebbe suonare il campanello o telefonarci (tel. 329/1103802). In questo periodo estivo gli abbandoni sono più frequenti». Ma per fortuna gli animali esotici sono solo una minoranza. Dall’inizio dell’anno il Cras ha già recuperato e salvato 700 animali autoctoni, comprese le 3 civette lodigiane arrivate ieri. L’anno scorso cascina Stella ha totalizzato 900 recuperi, nel 2009 saranno di più».
Fonte: Il Cittadino

giovedì 16 luglio 2009

Crociera sull’Adda con ospiti speciali: «Dobbiamo valorizzare il nostro fiume»

E galeotto fu il fiume. Se produrrà nei prossimi mesi intese o azioni congiunte tra i 24 comuni lodigiani del Consorzio Navigare Adda, provincia di Lodi e Parco Adda Sud è prematuro pronosticare adesso, ma certo è che la crociera lungo Adda, ieri, dei rappresentanti le contrade rivaiole, del presidente di palazzo San Cristoforo Pietro Foroni e di Silverio Gori, presidente del Parco e promotore dell’iniziativa, ha sin d’ora sortito quel che si prefiggeva: un patto tanto informale quanto serio su questioni importanti per la salvaguardia e promozione di quei 60 chilometri lineari di territorio che da Comazzo si estende fino a Castelnuovo. Tolta la cravatta, sindaci e assessori hanno infatti piacevolmente conversato a bordo della motonave Mattei, in scivolamento morbido da Pizzighettone all’imbarcadero della tenuta Boscone, i nuovi eletti scambiandosi reciproche rimostranze ripulite dei più consunti cerimoniali. Salpato a suon di tromba, il centenario gioiello Mattei che solo il restauro compiuto quattro anni fa dal Consorzio ha sottratto all’oblio dei reduci di guerra, ha traghettato gli ospiti all’appuntamento delle 19.30 con Antonio Biancardi, il figlio Giovanni e la moglie Luna, proprietari dell’oasi Boscone e orchestrali della cena di gala offerta nel rustico all’aperto del ristorante Cascina Isolone. Un cammeo di assaggi agrodolci e delicatezze della tradizione lodigiana servito al termine del momento clou, la consegna da parte di Gori a tutti e 25 i partecipanti della bandiera del parco. «Auguro ai veterani e nuovi entrati nella pubblica amministrazione un buon lavoro - ha esordito Gori -, il nuovo cda ha intenzione di ricercare con voi un dialogo e scambio di idee costante, perché il compito di tutela delle fasce boscate proprio del parco si coniughi alla valorizzazione dell’agricoltura, morte e mortizze di pregio presenti al suo interno». A esemplificare l’opportunità di un incontro tra le parti Gori ha quindi menzionato la revisione del Piano territoriale del 2005 «resa meno restrittiva ed ora da sottoporre ai comuni», quella dei Sic, Siti di interesse comunitario «a fatica quasi conclusa», la necessità di fare sistema per completare la ciclabile che da Rivolta d’Adda arriva sino a Lodi. D’accordo con lui il vicesindaco del capoluogo lombardo Mario Cremonesi, che ha esortato i colleghi ad avere «il coraggio di volare alto progettando un ambiente migliore per i nostri figli», e dal presidente Foroni: «come amministrazione provinciale lavoreremo per armonizzare tutela e valorizzazione del territorio nella sua interezza, i due fiumi Adda e Po, ma anche realtà come il marchio Lodigiano Terra Buona e la Strada dei Vini». L’obiettivo, puntare sulla riscoperta di un territorio che annovera «riserve tra le più belle di Lombardia», nelle parole di Biancardi. Fonte: Il Cittadino