venerdì 4 settembre 2009

Caselle Lurani - Brucellosi ovina, allevatori furiosi «L’Asl avrebbe dovuto informarci»

È stata indetta per martedì scorso l’assemblea incaricata di dare finalmente risposte chiare agli allevatori di Caselle Lurani, preoccupati per la loro stessa salute e per quella degli animali in seguito al macello, avvenuto proprio nel paese, di circa mille ovini infetti da brucellosi. La malattia, causata da un battere, si propaga per contatto diretto e colpisce sia gli animali che gli uomini, mettendo a rischio di contagio mungitori, veterinari, pastori e addetti al macello. Alla paura si affianca però anche la rabbia per essere venuti a conoscenza dell’accaduto solo tramite gli articoli pubblicati dal “Cittadino” del martedì precedente e non tramite le autorità dell’Asl, cui spettava il compito di divulgare la notizia.Giuseppe Granata, responsabile del Dipartimento prevenzione veterinaria dell’Asl di Lodi, si difende riferendosi ad altri casi di animali infetti che non hanno causato tanto clamore, pur essendo stati macellati a Caselle, e descrivendo le severe norme di sicurezza alle quali sono sottoposti sia gli animali sia i camion adibiti al loro trasporto dall’allevamento fino al macello. La carne, inoltre, anche se proveniente da un animale malato, una volta eliminate le interiora è considerata buona e mangiabile ed è stata per questo messa in commercio.Di parere diverso alcuni dei presenti in sala, i quali non solo temono un possibile contagio attraverso piccioni e nutrie, ma sono rimasti indignati per la mancanza di informazione che li ha privati della possibilità di scegliere se mangiare o meno la carne proveniente dall’animale infetto.Lo scontro tra esperti e allevatori si fa più vivo e diventa politico in relazione alla circolazione di un volantino riportante il logo del Pdl, ma in realtà non autorizzato. Il sindaco Sergio Rancati afferma che «le notizie riportate su di esso sono false e hanno avuto come solo risultato quello di fomentare l’allarme pubblico»; per tale motivo ricorrerà probabilmente all’autorità giudiziaria.D’altra parte, gli autori del volantino si giustificano spiegando che questo si presentava come l’unico mezzo immediato per attirare l’attenzione del sindaco su una questione apparentemente ignorata da chi di dovere.La reticenza da parte dell’Asl sembra a questo punto trovare giustificazione nella volontà di evitare un inutile allarmismo dato che «nessuna malattia è mai stata diffusa da un macello» e «non esiste un caso umano nel mondo di brucellosi trasmessa da ovini», come hanno spiegato gli esperti presenti in sala. Ci si chiede però se la mancata diffusione di una simile notizia abbia lo scopo di proteggere gli allevatori e i consumatori o piuttosto quello di affrancare le autorità competenti dal dovere di fornire risposte esaustive.Fonte: Il Cittadino

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