venerdì 4 settembre 2009

Comunicato della Direzione de l'Unità - Berlusconi vuole chiudere l'Unità

Comunicato della Direzione de l'Unità

Le argomentazioni contenute nei due atti di citazione (nelle foto: le copertine dei due numeri del giornale "incriminati") sono formalmente dirette a dimostrare che l’Unità ha colpito la reputazione di Berlusconi, ma nella sostanza delineano un illecito non previsto dal nostro ordinamento, quello di lesa maestà.
Il legale del presidente del Consiglio contesta le nostre opinioni politiche, le nostre valutazioni (peraltro condivise da opinionisti di altri giornali nazionali e internazionali e comunque attinenti alla libera manifestazione del pensiero tutelata dall’articolo 21 della Costituzione) sui rapporti tra la maggioranza e il Vaticano. O i giudizi sui comportamenti privati del premier e sulla loro compatibilità col suo ruolo pubblico.
Viene addirittura qualificato lesivo della onorabilità del premier il fatto di aver riportato giudizi espressi pubblicamente da Veronica Lario attorno alle sue condizioni e alle sue frequentazioni con minorenni. Persino l’opinione di una scrittrice come Silvia Ballestra viene inserita nell’elenco delle affermazioni non pubblicabili.
Un passo dell’atto prodotto dal legale del premier riassume bene il senso complessivo dell’iniziativa. “Si è scritto, spacciandolo per vero, che ‘tutto’ sarebbe stato ‘nascosto ‘ manipolando l’informazione attraverso le televisioni. E che il dottor Berlusconi non solo avrebbe tale controllo ma addirittura ne avrebbe abusato e continuerebbe ad abusarne in danno del servizio pubblico Rai e per i suoi interessi personali (che sarebbero una sorta di guerra contro Sky). Il che, come quant’altro divulgato dall’Unità, è mera invenzione”.
In definitiva, è “diffamatorio” anche dire che Berlusconi controlla l’informazione in Italia.
Viene contestata la “illiceità” di due interi numeri del giornale in tutte le loro parti che si riferiscono al presidente del Consiglio e, attraverso il combinato disposto di articoli e commenti, diventa “diffamatoria” una linea politica e una visione del mondo.
Non è possibile, nei due atti di citazione, trovare nulla che riguardi il merito delle affermazioni contestate. Né, quindi, ci viene data la possibilità di dimostrare che esse sono fondate su dichiarazioni pubbliche (addirittura fatte da parlamentari della Repubblica un tempo legatissimi al premier, come Paolo Guzzanti) o su dichiarazioni già acquisite dall’autorità giudiziaria (come quelle della D’Addario) e diffuse da tutta la stampa mondiale.
E questo chiarisce le ragioni della scelta della sede civile e la richiesta di un risarcimento esorbitante. E’ evidente che Silvio Berlusconi, come già il fascismo, vuole chiudere il giornale fondato da Antonio Gramsci.
Faremo tutto ciò che è nelle nostre possibilità per impedirlo. Lanciamo, ai nostri lettori e a tutti i democratici, un appello perché si mobilitino a difesa della libertà di stampa. Fonte: L'Unità.it

Libertà di informazione, si prepara la manifestazione del 19. Crescono le adesioni.

Crescono l'attesa e le adesioni in vista della manifestazione del 19 settembre, decisa dalla federazione nazionale della stampa per segnalare i rischi che corre la libertà d'informazione nel nostro paese. Le ultime vicende, il caso Boffo, le aggressioni di Berlusconi a Repubblica e Unità, l'insofferenza del premier e di una parte del governo alle critiche e allo stesso lavoro dei portavoce europei, peraltro difesi da Barroso, hanno fatto da detonatore a un tema che da tempo dovrebbe essere all'ordine del giorno. Nelle ultime ore le adesioni alla giornata di lotta decisa dalla federazione della stampa stanno crescendo in modo esponenziale. Oltre al Pd, che ha per primo sottolineato la necessità di una manifestazione sul tema, e agli altri partiti di opposizione, prendono posizione singole personalità, organismi, associazioni, sindacati. Cresce insomma la mobilitazione per l'appuntamento. Aderiscono anche i Verdi e Di Pietro, che però torna anche a chiedere una perizia psichiatrica per Berlusconi.
La Fiom ha dato la sua adesione: le tute blu di corso d'Italia esprimono «solidarietà e sostegno alle redazioni dei giornali, alle giornaliste e ai giornalisti querelati o fatti comunque oggetto di attacchi intimidatori e a tutti gli operatori dei mezzi di informazione e di comunicazione che lavorano per difendere un bene comune fondamentale: quello della democrazia sancito dalla costituzione».
«C'è da tempo una regia di intimidazione nei confronti della stampa libera, almeno di quella parte che non è già condizionata dal conflitto d'interessi». Lo ha detto oggi pomeriggio a Pisa nell'incontro con sostenitori della sua mozione il segretario del Pd Dario
Franceschini rispondendo ad una domanda dei giornalisti sulle dimissioni del direttore di Avvenire, Dino Boffo. «Anche per questo - ha aggiunto Franceschini - io sono soddisfatto che ci sia una mobilitazione organizzata non da un partito ma da associazioni e sindacati a cui noi saremo presenti, perchè penso che la battaglia per la libertà d' informazione non debba avere un colore politico, una bandiera, ma debba riguardare tutti quelli che hanno a cuore questi valori e questi principi che sono fondanti di ogni democrazia».
Persino un sondaggio di Sky, le cui risposte sono in genere sempre benevole verso le tersi di Berlusconi, indica che la maggioranza dei cittadini considera in pericolo la libertà d'informazione.
«Libertà di stampa da difendere». È l'appello lanciato dal presidente dell'Ordine dei giornalisti Lorenzo Del Boca, secondo il quale «questi sono davvero giorni terribili per la stampa e per i giornalisti che ci lavorano: l'insulto ha preso il posto delle riflessioni e le stesse notizie vengono ora amplificate ora mimetizzate per diventare funzionali a progetti 'politicì che poco hanno a che vedere con il dovere di informare».

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