Non ci sono soltanto le firme dei cittadini - oltre 15mila, dopo appena due giorni - a sostenere la proposta de l'Unità di tenere i referendum nello stesso giorno delle elezioni europee e destinare la cifra che se ne risparmierebbe alla ricostruzione dell'Abruzzo. Una idea ripresa e rilanciata sul web, sui social network come Facebook, sui giornali e sulle radio. Anche diversi esponenti del mondo politico nelle ultime ore si sono fatti avanti per sostenere questa proposta di buon senso, perché si trovino rapidamente i fondi necessari a ricostruire quel che è stato distrutto dal sisma, perché si renda più agevole il compito del governo di reperire queste ingenti risorse in una fase di forte contrazione dell'economia.E, nel pomeriggio, arriva anche una significativa apertura dal Presidente del Consiglio. Berlusconi, rispondendo ad una domanda della collega de l'Unità Natalia Lombardo dice: «Il referendum è una cosa di cui parleremo al prossimo consiglio dei ministri. Io penso - ha aggiunto Berlusconi - che valga la pena fare un ulteriore riflessione perché le argomentazioni che sono state esposte sono degne di approfondimento».
Dopo Berlusconi, è giunto l'appoggio anche del vicepresidente dei deputati del Pdl, Italo Bocchino: «Io sono un referendario, quindi tutte le soluzioni che possano favorire i quesiti mi soddisfano». «Forse oggi - ha sottolineato il vice capogruppo del Pdl - alla luce dell'emergenza del terremoto in Abruzzo, val la pena di riflettere proprio sull'esigenza di risparmio, che potrebbe assumere una funzione importante di sostegno a quelle popolazioni».
Dario Franceschini (Pd) esprime soddisfazione per le parole di Berlusconi, ma avverte: «La maggioranza ci ha sempre detto di no e ha votato contro la nostra proposta in Parlamento. Se adesso il governo ci ha ripensato, va bene. Ma vorremmo capire se si tratta solo di parole, di tattica per risolvere i contrasti interni alla maggioranza, o se seguiranno fatti concreti».
Ieri era stato Leonardo Domenici, sindaco di Firenze e presidente dell'Associazione Nazionale dei Comuni Italiani, a dire di auspicare che «la gravità della situazione in Abruzzo e la necessità di fondi per la ricostruzione facciano riconsiderare al Governo la possibilità dell'accorpamento delle elezioni con il referendum sulla legge elettorale». Stessa opinione era stata espressa da Beppe Pisanu - «Dopo il terremoto, l'Abruzzo è una priorità assoluta» - e Giovanna Melandri, che era stata tra le prime a chiedere al governo un gesto di buon senso. Alla lista dei favorevoli si sono aggiunti anche il capogruppo alla Camera del Pd Antonello Soro - «Qualunque uso delle risorse utilizzate per l'inutile diversificazione delle date del referendum sarebbe sicuramente più utile, compresa ovviamente l'emergenza terremoto» - e i sindaci di Piacenza, Cosenza e Potenza: «La gravità della situazione – hanno dichiarato i sindaci Reggi, Perugini e Santarsiero - ci porta a chiedere al Governo misure più significative quali, ad esempio, l'accorpamento del referendum elettorale con le elezioni: una scelta che consentirebbe di risparmiare circa 460 milioni di euro che potrebbero essere immediatamente dirottati sull'emergenza terremoto».
La proposta ha già incontrato il sostegno di parte degli amministratori locali abruzzesi. La presidente della provincia dell'Aquila Stefania Pezzopane è stata infatti tra le prime a inviare la sua adesione: «L’Abruzzo è in ginocchio e ha bisogno d’aiuto. Ha bisogno di finanziamenti per ricominciare e per ritrovare il suo futuro. Per questo aderisco all'appello de l'Unità affinché il governo proceda all’accorpamento delle elezioni europee e del referendum e utilizzi i 460 milioni che in questo modo si risparmierebbero per la ricostruzione delle città e dei paesi distrutti dal terremoto».
Ora, dunque, è il momento di fare sentire sempre più forte la voce di chiede questo gesto di buon senso. Si attende la decisione del governo che deve vincere la contrarietà soprattutto della Lega, terrorizzata dalla possibilità di una vittoria dei quesiti referendari, che spinge perché le consultazioni referendarie si tengano in una data diversa da quella delle elezioni europee.
L'insofferenza dei leghisti è arrivata al punto da spingere il ministro degli interni Maroni a sorpassare i suoi colleghi più competenti in materia - come il ministro delle Finanze o quello per le Infrastrutture – e precisare che «non c'è un problema di risorse legate al terremoto, non saranno infatti lesinati fondi».
Ma qualcosa non va, però, se il governo pensa addirittura alla possibilità di istituire una nuova tassa per raccogliere i fondi necessari – oltre un miliardo di euro, sembra – per ricostruire le aree devastate dal terremoto. Delle due l'una: o i soldi per l'Abruzzo ci sono, e allora è bene che siano messi subito sul piatto, senza indugiare e senza parlare di tasse 'una tantum'; oppure i soldi per l'Abruzzo sono tutti da trovare, e allora sarebbe bene che si individuassero modalità trasparenti per risparmiare del denaro utile ai terremotati. Migliaia di persone di ogni colore politico pensano che accorpare la data dei referendum con quella delle elezioni europee sia una buona idea. Una buona idea che vale centinaia di milioni di euro. Chissà se questa volta il buon senso l'avrà vinta sul calcolo politico. LUnità.it
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