
«L’ospedale di Vizzolo Predabissi deve mantenere una specializzazione per le emergenze sanitarie, cioè “essere ospedale” in senso stretto, con un piano di investimenti da 23 milioni su pronto soccorso e blocco rianimazione. Non abbiamo bisogno di un punto di riferimento per degenze croniche». Così Claudio Garbelli, direttore generale dell’Azienda ospedaliera di Melegnano dai primi del 2008, sottolinea uno dei nodi più interessanti - dal punto di vista dei cittadini- contenuti nel Poa 2008, il Piano dell’organizzazione aziendale. Il documento, chiuso poche settimane fa, costituisce l’aggiornamento del piano precedente, firmato dall’ex general manager Alberto Scanni. Il Poa o Pofa, voluto dalla regione che l’ha reso obbligatorio nel 2003 per tutte le aziende ospedaliere lombarde, a Vizzolo e negli altri ospedali collegati ha debuttato nel 2004 sotto la gestione Cecchettin, tornando i nel 2006 con la direzione di Scanni, diretto predecessore di Garbelli. Nel corso degli anni, scorrendo le pagine, è cambiata anche la “filosofia” del Predabissi e degli altri ospedali. Si è parlato ad esempio, ad un certo punto, di forte specializzazione del nosocomio appena fuori Melegnano verso malattie che implicano poca urgenza e attrezzatura specialistica, ma lunga degenza e decorso cronico; forse anche per l’ipotesi, poi non andata in porto, di portare a Vizzolo una divisione di importanza regionale per malattie infettive. Ora l’ex manager della Fondazione Maugeri di Pavia, assieme al direttore sanitario Francesco Ceratti, torna a ribadire che l’ospedale di Melegnano deve concentrare in sé le emergenze e le urgenze della zona:«non è un presidio per degenze croniche». Perché ciò avvenga è necessario un sostanzioso piano di innovazione, e il Poa mette nero su bianco l’asso nella manica. «Abbiamo la certezza dello stanziamento di 23 milioni di euro, da parte del ministero e della regione, per procedere ad una riqualificazione importante del Predabissi (ospedale capofila dell’Ao, ndr); - annunciano i direttori - con questi sarà costruito un nuovo blocco operatorio, con unità di rianimazione, in adiacenza all’attuale pronto soccorso. Sì, le vecchie sale operatorie sono da chiudere: ci vuole un pesante rinnovo». Secondo Garbelli la costruzione del nuovo blocco operatorio-urgenze non è questione di “se”, ma di quando:«quando ci sarà il progetto definitivo ed esecutivo - spiegano i vertici aziendali - cioè fra fine 2009 ed inizio 2010». Se davvero il Predabissi potrà inaugurare un’unità emergenze all’avanguardia per il 2009, sarà la più grande trasformazione in quaranta anni esatti di vita. Nonostante la volontà di intervenire in modo netto sulla dotazione medica e tecnologica del Predabissi («è sconcertante il fatto che non abbiamo ancora una risonanza magnetica», si limita ad aggiungere il direttore generale), il successore di Scanni e Cecchettin non vuole vestire i panni del rivoluzionario; non ad esempio sull’organizzazione interna delle divisioni e del personale: «Non toccherò niente dei dipartimenti gestionali e tecnico scientifici. Lungi da me l’idea di sconvolgere organizzazioni che hanno bisogno di anni per “ingranare”». Anche perché presto l’Azienda di Melegnano acquisterà una propaggine all’estremo nord: entreranno i due ospedali di Vaprio e Trezzo d’Adda. E per quanto riguarda il ”polo nord” di questa azienda tutta sviluppata in longitudine, Garbelli accantona momentaneamente il progetto di un ospedale nuovo di zecca da qualche parte della Martesana:«per ora ci sono 15 milioni per ammodernare quello di Melzo.»
Fonte: Il Cittadino
Fonte: Il Cittadino
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